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21 Settembre 2018

Ciro D’Orazio ci lascia ma rimane tra noi

Non è consuetudine di questo sito commemorare la scomparsa di persone con cui la Fondazione ha in comune parte della sua storia. Ma l’improvvisa e prematura morte del Dr. Ciro D’Orazio, direttore del Centro Fibrosi Cistica di Verona, rappresenta un momento di profondo smarrimento per tutta la Comunità di persone, tra cui quelle attive presso questa Fondazione, che condividono la sofferenza e la speranza generate dalla vicenda umana e scientifica di una malattia, cui il Dr. D’Orazio ha legato gran parte della sua vita. La sua disponibilità umana e la qualità professionale lo hanno reso amato dalle persone malate, rispettato dagli operatori collaboranti, stimato da quanti in Italia si sono dedicati con vari ruoli a costruire un futuro migliore per tanti malati e loro famiglie.

Chi scrive queste brevi note ha avuto modo di condividere con il Dr. D’Orazio, e con molte eccellenti persone, una lunga esperienza professionale presso il Centro FC di Verona, pur con qualche momento difficile, alla continua ricerca di rispondere a tutto campo ai complessi bisogni dei malati, nello sforzo comune di acquisire nuove conoscenze e di implementare nuove soluzioni terapeutiche e assistenziali.

L’ultimo ricordo che ho di lui è stata una sua visita inaspettata di pochi giorni fa nel mio studio in Fondazione: mi ha portato la sgualcita cartella clinica di Roberto, il primo bambino italiano diagnosticato (post mortem) come affetto da “sclerosi fibrocistica del pancreas”, dopo un breve ricovero nel nostro Ospedale Infantile “Alessandri”: era la vigilia di Natale del 1951. L’amministrazione dell’ospedale gliel’aveva fatta recapitare ma mi diceva, sorridendo tra il bonario e l’ironico come gli capitava, che aveva pensato fosse giusto la conservassi io. Gesto di un vecchio “allievo” che mi ha commosso, per ricordare forse da dove eravamo partiti. Ne ho colto il segnale che la lunga strada percorsa assieme a lui e a tante persone illuminate e tenaci ha contribuito a far cambiare in gran parte il destino dei malati di fibrosi cistica.

Per questo, persone che ci lasciano, come Ciro D’orazio, rimangono comunque tra noi, testimoni di un percorso virtuoso per quanti intendono continuarlo.

Gianni Mastella