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7 Febbraio 2017

Micobatteri non tubercolari e loro trattamento: a proposito di Mycobacterium abscessus

Autore: Antonella
Argomenti: Antibiotici
Domanda

Mio nipote di anni 14, affetto da FC ha contratto il batterio Mycobacterium abscessus. Potete darmi qualche informazione al riguardo? Inoltre, quale terapia antibiotica è adeguata per l’infezione polmonare da questo micobatterio?

Risposta

Il microrganismo a cui si riferisce il lettore appartiene a un gruppo molto vasto di batteri, che sono indicati genericamente con il nome di Micobatteri non tubercolari (l’acronimo più usato è MNT) e, in passato, Micobatteri atipici, per distinguerli dai loro cugini più prossimi che sono i Micobatteri tubercolari. Con questi ultimi, che sono i microrganismi responsabili della malattia tubercolare, condividono alcuni caratteri e se ne distinguono per altri (proprio come succede tra parenti). In particolare, i micobatteri non tubercolari sono molto diffusi nell’ambiente e sono in grado di parassitare, oltre all’uomo, le piante e numerose specie di animali. Questa osservazione è molto importante per comprendere come avviene l’infezione: mentre nella tubercolosi il contagio è soprattutto interumano, cioè da soggetto ammalato a soggetto sano e avviene per via aerea, i micobatteri non tubercolari vengono acquisiti dall’ambiente (dalle acque, dal suolo e anche dall’ambiente di cura) ed è molto raro il contagio interumano. Inoltre, i micobatteri non tubercolari sono opportunisti, cioè possono dare malattia solo in soggetti con fattori predisponenti, come un deficit della risposta immunitaria o malattie polmonari preesistenti (bronchiectasie, broncopneumopatia cronica ostruttiva, fibrosi cistica). Sebbene possano danneggiare diversi organi, i micobatteri non tubercolari sostengono soprattutto infezioni polmonari. La via di ingresso è quella inalatoria: gli aerosol (cioè particelle batteriche sospese nell’aria) costituiscono il più importante veicolo di infezione.

Tornando alla questione specifica posta dal lettore, tra i micobatteri non tubercolari, Mycobacterium abscessus è una delle specie di più frequente isolamento dalle secrezioni respiratorie dei pazienti con fibrosi cistica, con una percentuale molto variabile tra i diversi centri di cura. Purtroppo non abbiamo dati che descrivano precisamente la situazione nei nostri pazienti con fibrosi cistica. Da una indagine di qualche tempo fa, tramite un questionario inviato a tutti i centri italiani, è emerso che il 2,9% di 4.990 pazienti avevano avuto almeno un esame colturale positivo per micobatteri non tubercolari nei 2 anni precedenti e che Mycobacterium abscessus era presente nel 57% dei campioni positivi. In alcuni casi, l’isolamento era stato occasionale e sporadico, mentre in altri il microrganismo era stato isolato ripetutamente dalle colture, configurando così una colonizzazione cronica dell’albero respiratorio. Quale sia, però, l’impatto del batterio sul decorso della malattia polmonare nei pazienti con fibrosi cistica non è ancora perfettamente definito. Gli studi scientifici a tal proposito hanno evidenziato risultati contrastanti, con alcuni a sostenere un ruolo di questi microrganismi sia nel declino della funzionalità respiratoria che nelle riacutizzazioni ed altri a escluderlo, attribuendo loro la funzione di semplici marcatori di danno polmonare. In generale, si è concordi nel sostenere che la semplice presenza di Mycobatterium abscessus non sia un elemento sufficiente per la diagnosi di malattia polmonare da MNT, ma siano necessari segni sia clinici sia radiologici, insieme a isolamenti ripetuti e ricorrenti del microrganismo dalle secrezioni bronchiali del paziente, riservando la terapia solo a questi casi.

Veniamo così alla seconda importante questione posta dal lettore: quali sono gli antibiotici di scelta per trattare le infezioni da Mycobatterium abscessus?
Diciamo subito che le infezioni polmonari da micobatteri non tubercolari richiedono una terapia complessa, sia endovenosa che orale, con l’uso combinato di almeno tre farmaci, per un tempo variabile da sei mesi a un anno (e oltre) dopo la negativizzazione delle colture. La scelta degli antimicrobici da utilizzare può essere guidata dallo studio in vitro della sensibilità del microrganismo agli antibiotici (antibiogramma), ma spesso è una terapia cosiddetta ragionata, cioè il clinico ragiona e decide sulla base di fattori diversi che sono differenti da caso a caso.
In generale, Mycobatterium abscessus è sensibile a: amikacina, azitromicina (sebbene è in aumento la resistenza alla classe di farmaci a cui appartiene l’azitromicina, i macrolidi), cefoxitina, tigeciclina, ciprofloxacina, imipenem, minociclina, etambutolo e, meno frequentemente, sulfametossi-trimetoprim. La scelta di un farmaco o di una combinazione, e la modalità di somministrazione, dipendono anche dalla fase della malattia, cioè se è una terapia d’attacco oppure una terapia di mantenimento (1).

Non è facile esaurire un argomento così complesso in un contesto come questo; mi permetto di consigliare alla lettrice un confronto sereno con i clinici del centro di cura che ha in carico il nipotino, i quali sapranno e potranno fornire tutte le informazioni e dissipare tutti i suoi dubbi.

1. K. Skolnik, G. Kirkpatrick and B.S. Quon. Nontuberculous Mycobacteria in Cystic Fibrosis. Curr Treat Options Infect Dis (2016) 8:259-274

Dr Ersilia Fiscarelli, medico, Microbiologia della Fibrosi Cistica - Ospedale Bambino Gesù, Roma


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