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18 Settembre 2012

Quanto sopravvivono i batteri sulle mani e su superfici esterne contaminate

Autore: Maria Chiara
Domanda

Salve, quanto vivono i batteri sulle mani e sulle superfici esterne all’organismo: ad esempio nei fazzoletti di carta, nelle superfici di vari oggetti, ecc.? Grazie

Risposta

Possiamo intuire che il quesito in questione faccia riferimento alla sopravvivenza dei batteri patogeni, cioè in grado di provocare infezione, su superfici inanimate, e alle potenzialità di essere trasmessi. Questo argomento è particolarmente rilevante in ambito sanitario dove le superfici contaminate possono essere la sorgente per la trasmissione di batteri potenzialmente patogeni al personale sanitario e a pazienti suscettibili. Nell’adozione di strategie che siano efficaci per la prevenzione e il controllo delle infezioni ospedaliere (elaborazione e implementazione di protocolli per la disinfezione degli ambienti di cura, ad esempio), la persistenza dei patogeni nosocomiali sulle superfici è un parametro molto importante di cui tenere conto. Numerosi studi hanno indagato questo aspetto; le evidenze di cui disponiamo, tuttavia, sono state ottenute in laboratorio, in condizioni sperimentali standardizzate che potrebbero non sempre riflettere le complessità delle situazioni cliniche. Poiché i batteri sono tanti e molto diversi, la risposta al questo quesito può avere solo un carattere molto generale.

In generale, i fattori che possono condizionare la capacità di sopravvivenza dei batteri sulle superfici sono:

– Caratteristiche biologiche proprie del microrganismo

Alcune specie batteriche sono naturalmente più resistenti rispetto ad altre a fattori ambientali fisici e chimici. Enterococcus spp., per mesi su superfici asciutte. Staphylococcus aureus, Streptococcus pyogenes possono sopravvivere per diversi mesi su superfici asciutte (fino a 6 mesi), mentre Bordetella pertussis, Haemophilus influenzae, Proteus vulgaris, Vibrio colerae persistono solo alcuni giorni. Anche per altri patogeni come Escherichia coli, Klebsiella spp., Pseudomonas aeruginosa, Serratia marcescens, Mycobacterium tubercolosis e per batteri in grado di formare spore, come Clostridium difficile, è stata dimostrata una sopravvivenza di alcuni mesi (1).

Carica batterica

E’ stata osservata una relazione diretta tra numero di batteri presenti sulle superfici e loro sopravvivenza; cariche batteriche elevate sono state associate a una maggiore persistenza.

Temperatura e umidità

Le basse temperature (4-6°C) e un tasso di umidità dell’aria superiore al 70% favoriscono la persistenza sulle superfici di numerosi microrganismi come Pseudomonas aeruginosa, Listeria monocytogenes, Salmonella typhimurium, Escherichia coli e altri rilevanti patogeni, mentre Staphylococcus aureus sopravvive più a lungo in ambienti a bassa umidità (1).

Presenza di materiale organico

La presenza di sangue, secrezioni respiratorie e/o altri fluidi corporei è stata associata a una maggiore persistenza dei batteri sulle superfici, per l’effetto protettivo esercitato dalle proteine e altre molecole organiche all’essiccamento del microrganismo. E’ stato dimostrato che Pseudomonas aeruginosa e Burkholderia cepacia sopravvivono più a lungo nelle secrezioni respiratorie rispetto alla sospensione in soluzione fisiologica (8 giorni e 24 ore, rispettivamente);Staphylococcus aureus nel sangue essiccato può sopravvivere anche alcuni mesi (2,3).

Natura del materiale contaminato da batteri

A questo proposito le evidenze sperimentali sono piuttosto inconcludenti. Sebbene alcuni studi abbiano sottolineato una maggiore persistenza sulla plastica e sull’acciaio, il tipo di materiale sembra non influenzare la sopravvivenza dei batteri sulle superfici.

In sintesi, un batterio patogeno presente con una carica elevata in una stanza fredda con un tasso di umidità relativa elevato avrà buone probabilità di sopravvivere a lungo, anche alcuni mesi.

Per quanto riguarda in particolare la presenza di microrganismi sulle mani, bisogna distinguere due categorie di batteri: residenti e transitori. Le nostre mani, analogamente ad altri distretti dell’organismo, sono colonizzate stabilmente da numerose specie batteriche (soprattutto stafilococchi e difteroidi) che nell’insieme costituiscono la flora microbica residente. La flora residente svolge una importantissima funzione di barriera, ostacolando l’impianto di batteri potenzialmente dannosi. I microrganismi, patogeni e non patogeni, pervenuti occasionalmente sulle mani in seguito al contatto con una superficie contaminata costituiscono la flora cutanea transitoria. I batteri transitori colonizzano gli strati superficiali della cute, in genere senza moltiplicarsi, e sono facilmente rimossi con il lavaggio delle mani con acqua e sapone. In ospedale, la flora transitoria è acquisita tramite contatto diretto con i pazienti o con superfici ambientali contaminate in prossimità dei pazienti e sono i microrganismi più spesso responsabili delle infezioni associate a pratiche assistenziali che si verificano negli ambienti di cura. Diversi studi hanno documentato la capacità dei microrganismi di sopravvivere sulle mani per diverso tempo. A seconda della specie batterica, sono stati osservati tempi molto variabili, da pochi minuti (Escherichia coli e Klebsiella spp,), a 60 minuti (Enterococcus spp), e anche tempi superiori (Shigella dysenteriae) (4). E’ stato anche dimostrato che Pseudomonas aeruginosa e Burkholderia cepacia sono trasmissibili tramite stretta di mano per un periodo massimo di 30 minuti quando i microrganismi sono sospesi in soluzione fisiologica e fino a 180 minuti se sospesi nelle espettorazioni (2). Questi ed altri dati sperimentali dimostrano chiaramente che le mani contaminate sono un importante veicolo nella diffusione di determinati microrganismi e sottolineano l’importanza del lavaggio delle mani come strategia principale per la prevenzione delle infezioni, soprattutto in ambito sanitario. Il lavaggio delle mani con acqua e sapone dunque non è solo una misura di igiene personale, come è stata considerata per secoli, ma rappresenta importante misura di prevenzione in grado di ridurre significativamente l’entità delle malattie infettive. BMC Infect Dis 2006; 6.

1.Pubblicato online il 16 agosto 2006 doi:. 10.1186/1471-2334-6-130 Axel Kramer , Kramer A. et al.Per quanto tempo patogeni nosocomiali persistono su superfici inanimate? How long do nosocomial pathogens persist on inanimate surfaces? Una revisione sistematica A systematic review. BMC Infect Dis. 2006;6: 130. : 130

2. Doering G. et al. Distribution and transmission of Pseudomonas aeruginosa and Burkholderia cepacia in a hospital ward. Pediatric Pulmonology, 1996;21:90-100

3. Drabick A. et al. Survival of Burkholderia cepacia on environmental surfaces. Journal of Hospital Infection 1996;32:267-276

4. WHO Guidelines on Hand Hygiene in Health Care, 2007

Si veda anche “Raccomandazioni per la prevenzione delle infezioni da patogeni respiratori in FC” (dal sito www.sifc.it) (ndr).

Dr Ersilia Fiscarelli (Lab. Microbiologia, Ospedale dei Bambini e Istituto di Ricerca “Bambino Gesù”, Roma)


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