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9 Febbraio 2004

Trapianto isole pancreatiche

Autore: Gabriella
Argomenti: Trapianti
Domanda

Nell’inverno 2001-2002, secondo quanto ho letto nel sito del centro fibrosi cistica di Verona, è stata avviata una verifica della possibilità di trapiantare isole pancreatiche a pazienti fibrocistici con diabete. Si può saperne di più su questo tema?

Risposta

Le isole pancreatiche o isole di Langherans sono piccoli aggregati di cellule, contenuti all’interno del pancreas, che liberano nel sangue insulina e altre sostanze (tra cui il glucagone), con la funzione di regolare il metabolismo del glucosio e i suoi livelli nel sangue(glicemia). La completa distruzione delle cellule che producono insulina, a causa di una auto-aggressione di tipo immunitario, porta al diabete tipo 1° o diabete giovanile. Nella fibrosi cistica, con il progredire dell’età, si ha con alta frequenza lo sviluppo di un particolare tipo di diabete (abitualmente meno grave del diabete giovanile classico), dovuto al lento e progressivo “strozzamento” (con privazione dell’afflusso di sangue) delle isole pancreatiche a causa della fibrosi caratteristica dell’organo, il pancreas, che ospita le isole. Il trattamento con insulina diviene prima o poi indispensabile.

Nel diabete giovanile, complicato da malattia renale irreversibile, già dagli anni 1970 era invalsa la pratica di associare al trapianto renale, quando possibile, il trapianto di pancreas da cadavere dello stesso donatore del rene , con lo scopo di rimpiazzare la funzione mancante di produzione di insulina. I risultati sono stati alquanto variabili. Negli ultimi 10 anni si è fatta sempre più strada la possibilità di trapiantare nei diabetici, anziché l’intero pancreas, con tutti i problemi chirurgici, e non solo, che questo comportava, soltanto le isole separate dal pancreas del donatore ed opportunamente preparate. Il trapianto consisteva nell’iniettare per via percutanea (cioè attraverso la pelle) nella vena porta, o in una vena afferente alla vena porta , un numero sufficiente di isole, che dovevano collocarsi all’interno del fegato ed ivi rivascolarizzarsi e sopravvivere mantenendo la funzione di produrre insulina. I successi sono stati sinora incoraggianti ma alquanto variabili. Le isole trapiantate, dopo una fase iniziale di attività, tendevano nel tempo a perdere la loro funzione e la loro vitalità, ed era comunque necessaria una terapia immunosoppressiva di lungo termine.. Inoltre la scarsità di organi disponibili limitava e limita alquanto questa possibilità terapeutica (tra l’altro, non è tuttora facile separare un numero sufficiente di cellule insulari). Oggi la ricerca è orientata a coltivare in vitro le cellule di isole prima di trapiantarle, sia per aumentarne la massa sia per renderle più tollerate dall’organismo del ricevente. Inoltre, si tende a indurre la tolleranza immunologica attraverso l’uso di speciali anticorpi anti-linfociti. Ma soprattutto cresce la speranza di poter utilizzare le cellule staminali da embrione ma anche da individuo maturo: le cellule staminali possono essere orientate a diventare cellule mature capaci di produrre insulina. Questa prospettiva permetterebbe di superare la mancanza di organi per la donazione, la pochezza di cellule utili (perché le cellule staminali si autoreplicano), ma anche il problema della tolleranza.

I successi, seppure parziali e spesso non duraturi , ottenuti nel diabete giovanile hanno indotto a pensare di poter ricorrere al trapianto di isole anche per curare il diabete in fibrosi cistica. Tuttavia, a fronte di oltre 500 pubblicazioni apparse negli ultimi 3 anni nella letteratura medica sul trapianto di isole nel diabete tipo 1° (e sul trapianto di proprie isole concomitante all’asportazione chirurgica del pancreas in alcuni casi gravi di pancreatite), nessuna pubblicazione è emersa per quanto riguarda il diabete in fibrosi cistica né di questo problema si è sentito trattare negli ultimi congressi internazionali. L’idea che affiora negli scambi informali di opinione è che una ragionevole opportunità di trapianto di isole sia rappresentata per il paziente CF, con diabete CF, che debba subire un trapianto bipolmonare. Infatti, da un lato alcuni farmaci impiegati per la terapia immuno-soppressiva del trapiantato tendono a far peggiorare la situazione diabetica e dall’altro la stessa immunosoppressione, indispensabile per la sopravvivenza dei polmoni trapiantati, può essere sfruttata per la sopravvivenza delle isole eventualmente trapiantate. Attualmente, poco ragionevole appare invece il trapianto di isole pancreatiche nel CF con diabete, all’infuori delle condizioni di trapianto polmonare: l’incertezza dei risultati finora ottenuti con i sistemi correnti, gli effetti collaterali di una terapia immunosoppressiva, a fronte di un diabete di diversa natura, e che non ha la gravità del diabete giovanile, obbligano ancora a riflettere su questa possibilità. Del resto le uniche segnalazioni pubblicate di trapianto di isole in CF, con risultati parziali, si riferiscono a due pazienti operati di trapianto bipolmonare verso la fine degli anni 1990 (Buhler L e coll. Schweiz Med Wochenschr 1996; 126 ,Suppl. 79: 73S-75S. Tschopp JM e coll. Chest 1997; 112: 1685-87).

G.M


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