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Il sorriso di Luna

Ci sono bambini che nascono in pianura e altri che nascono in salita. La vita di mia figlia, Luna Corrias, è iniziata così: in salita, in un modo più difficile rispetto a quello degli altri bambini, con tre operazioni chirurgiche, mesi di ospedale e una montagna di farmaci per contenere i danni della fibrosi cistica, la malattia che le è stata diagnosticata ancora in fasce.

Luna ha tre anni e mezzo, un sorriso sulla pancia e tanta tosse, che quando diventa cattiva bisogna andare a curare in ospedale, la seconda casa di Luna. È una bambina bellissima e piena di risorse, ma anche molto stanca, perché la malattia le impone tantissimi doveri giornalieri: la colazione, gli enzimi, tre aerosol con antibiotico incluso, le vitamine, lo sciroppo, i fermenti, l’antiacido a metà mattina, il pranzo, il lassativo, altri tre aerosol prima di cena, la fisioterapia respiratoria. Passiamo tutto il tempo a curarci.

«Mamma, ma io cos’ho? Mamma, cosa dobbiamo andare a fare in ospedale? Gli altri bambini non vanno in ospedale come me». Luna convive con il dolore fisico, lo sente e ha paura, come ce l’abbiamo io e il suo papà, ma facciamo il possibile per contenere il suo dolore e darle gli strumenti per adattarsi al meglio alla situazione e controllarla.

La fibrosi cistica è una realtà molto pesante. Un minimo colpo d’aria e il problema cresce in modo esponenziale, allontanandoti dalla vita sociale. Non vi dico la frustrazione giornaliera. Scrivere aiuta a contenere il mio dolore di mamma, perché convivere con la fibrosi cistica significa essere sempre nell’incognita: migliora peggiora migliora. La mia emozione è la paura. Non ti puoi mai lasciare andare. È una patologia che ti blocca dall’augurarti qualcosa e se proprio mi sforzo a farlo, in questa lettera di Natale, mi auguro che non ci siano situazioni di allarme il giorno dopo, che i giorni siano più morbidi, libertà dall’ospedale e una vita migliore per Luna.

Mamma Francesca

Per Natale regala a Luna e alla sua famiglia una speranza.