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23 Agosto 2016

Quali fattori possono influenzare il risultato del test del sudore

Dott. Natalia Cirilli Centro Regionale Fibrosi Cistica delle Marche, Ancona

La misura del cloro nel sudore è il test di riferimento per la diagnosi di fibrosi cistica (FC). Di recente il risultato del test è stato utilizzato negli studi clinici come misura dell’efficacia dei nuovi farmaci potenziatori-correttori di mutazioni del gene CFTR.

Lo studio che qui commentiamo ha valutato 2639 misure di cloro nel test del sudore eseguito con il metodo classico della iontoforesi pilocarpinica (test di Gibson e Cooke). Il test è stato realizzato in differenti anni e differenti centri di varie nazioni, in una casistica particolare costituita da 1761 soggetti gemelli o fratelli affetti da FC. I gemelli e i fratelli hanno le stesse mutazioni del gene CFTR, inoltre i gemelli monozigoti sono del tutto simili per le restanti caratteristiche genetiche, mentre i fratelli le condividono al 50%. Nell’insieme si trattava di una popolazione molto adatta a indagare le variabili influenti sul risultato del test del sudore, sia di tipo genetico sia di altro tipo. Erano per circa metà omozigoti F508del, l’altra metà eterozigoti F508del, prevalentemente insufficienti pancreatici (85%).

Purtroppo la descrizione del disegno e dei metodi sembra avere varie lacune, per cui non è sempre comprensibile il significato e la portata dei risultati. La conclusione principale, raggiunta attraverso metodi statistici molto complessi, è che il livello di cloro nel sudore dipende per il 60% dal tipo di mutazioni CFTR e dalla loro classe di appartenenza, anche se non vengono caratterizzate le mutazioni e le classi in relazione al contenuto di cloro sudorale. Dipende poi per il 6,8% da geni diversi da CFTR (non viene detto quali), conosciuti per produrre effetti modificatori dei sintomi prodotti dal gene CFTR mutato. Per il 13,5% dipende da varianti interne al gene CFTR non precisate, valutate un po’ inspiegabilmente insieme con altri fattori come il clima e il tipo di alimentazione. Esaminando il risultato per singoli individui, esso può essere influenzato per il 13,8% da un’esecuzione fatta in giorni diversi e anche dalla ripetizione nello stesso giorno (9,9%).

Questa variabilità è certamente dipendente anche dalla correttezza delle procedure di stimolazione, di raccolta e di analisi. Lo conferma il fatto che le concentrazioni medie di cloro nell’insieme dei test eseguiti in diversi periodi sono andate diminuendo nel tempo: negli anni 1967-79 erano di 7,6 mEq/L di cloro, nel periodo 1980-89 di 7,2 mEq/L, nel 1990-99 di 5,7 mEq/L, ad indicare forse l’adozione di procedure via via più uniformi e accurate o di personale più preparato o di nuove tecniche preanalitiche ed analitiche.
Infine, per valutare se il risultato del test del sudore varia con l’età dei pazienti, gli autori riportano che 817 soggetti F508del omozigoti hanno fornito un valore medio di cloro nel primo, secondo e terzo anno di vita, sempre lievemente crescente: rispettivamente 99,2 – 102,5 – 105,7 mEq/L; 106,9 mEq/L oltre i 3 anni. Ma non si può sapere se il trend si conferma in età successive, dal momento che il 90% dei questi soggetti in studio ha meno di 5 anni. I maschi tendono ad avere livelli di cloro nel sudore maggiori delle femmine (108,4 contro 105,1, differenza non significativa).

Nel complesso, un pregio del lavoro è di mettere in evidenza la necessità di eseguire il test del sudore in centri con consolidata esperienza; e l’opportunità di usarlo come misura di efficacia negli studi clinici con nuovi farmaci potenziatori-correttori del difetto di base purché si riesca a migliorane precisione, accuratezza e riproducibilità.

1. Collaco JM, Blackman SM, Raraigh KS, et al. Sources of Variation in Sweat Chloride Measurements in Cystic Fibrosis. Am J RespirCrit Care Med. 2016 Jun 3. [Epub ahead of print]