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26 Febbraio 2020

Ancora sull’epidemia da Covid-19

Autore: Luciana - Lorenzo
Domanda

Prima domanda
Salve, mia sorella è affetta da fibrosi cistica. Sono una studentessa fuori sede a Roma e sto valutando l’opzione di tornare a casa in questo periodo critico, anche se qui a Roma non sono ancora stati registrati casi di contagiati. Già da prima della diffusione del virus in Italia ho cercato di seguire le linee guida ma ovviamente non si può ridurre il rischio a zero. Vorrei sapere se fosse rischioso tornare a casa, vista la patologia di mia sorella, che non è in gravi condizioni di salute, avendo una mutazione nè troppo importante nè troppo leggera, ma che in una situazione del genere potrebbe peggiorare. Grazie.
Luciana

Seconda domanda
Salve, sono un ragazzo di 23 anni, seguito dal centro Meyer di Firenze dalla nascita. In questi giorni mi è sorto un dubbio. Vi scrivo in merito alla epidemia di coronavirus in Italia: in questi giorni i media non fanno altro che ripetere che questo virus aggrava le condizioni di chi è fisicamente debilitato e degli anziani. Sarebbe del tutto fuori luogo chiedere all’EMA, alla Vertex e all’AIFA una approvazione accelerata del farmaco Trikafta per far fronte a questo virus, in quanto strumento di prevenzione? Non si può nascondere il fatto che noi malati di fibrosi cistica siamo più soggetti a sviluppare un peggioramento fisico qualora contraessimo il coronavirus. In attesa di una vostra risposta, vi ringrazio.
Lorenzo

Risposta

Queste domande ci consentono di integrare alcune considerazioni che abbiamo espresso ieri in questa rubrica (1).
Intanto, ci sentiamo di associarci alle indicazioni degli esperti e delle Autorità sanitarie governative e regionali. Questa epidemia merita tutta l’attenzione e la prudenza possibile, soprattutto perché è in causa un virus nuovo, di cui sappiamo poco se non che al momento ha un’alta contagiosità e per questo occorre mettere in atto comportamenti che ne limitino la diffusione. Tuttavia, nuocerebbe alla tenuta emotiva e operativa di tutti lasciarsi indurre alla paura e al panico, che possono essere anche più dannosi del virus stesso, senza considerare obiettivamente e razionalmente lo stato delle cose. Ci sono raccomandazioni di comportamento molto condivisibili nelle linee guida governative (2): queste valgono anche per le persone con FC, bambini, adolescenti e adulti.

Bisogna innanzitutto distinguere le zone del nostro territorio con elevato rischio di contagio (zone rosse, molto delimitate a piccole aree e soggette ad alta protezione) da quelle in cui il rischio è molto contenuto. Va ricordato che il virus si contrae soprattutto con il contatto diretto o molto ravvicinato con persone già contagiate. Non si trasmette con l’aria e poco attraverso oggetti, perché il virus, fuori dalle cellule umane, non sopravvive a lungo: comunque la raccomandazione di lavarsi spesso e bene le mani e di non toccarsi bocca, narici e occhi, senza essersi lavate le mani, è mirata proprio ad evitare il pur raro contagio indiretto.

E qui veniamo al problema della mobilità delle persone, che è accennato nella prima domanda. La prudenza degli spostamenti è raccomandata soprattutto tra le zone ad alto rischio (per le zone rosse c’è addirittura il divieto) e quelle a rischio basso o molto basso. Per tale ragione non ci sembra giustificato il timore di ricongiungersi con la propria famiglia da parte di chi ci scrive, solo perché in quella famiglia c’è una persona con FC: il malato con FC non ha probabilità diversa dagli altri di contrarre il virus.

Approfittiamo invece per suggerire a persone con FC e non di non modificare troppo le abitudini di vita, salvo quelle imposte dai decreti governativi e regionali. Ad esempio, non si dovrebbe rinunciare all’attività fisica e al movimento all’aria aperta, evitando naturalmente gli ambienti con molte persone. Suggeriamo in proposito l’nteressante lettera agli studenti del preside di un liceo di Milano, che affronta in chiave sociale questa tematica (3).

Circa l’effetto protettivo del Trikafta è ragionevole pensare che in qualche misura possa essere atteso, ma dubitiamo che possa essere determinante, certamente non lo è sulla possibilità di contagio. E comunque, sul Trikafta c’è una serie di azioni in corso per sollecitarne l’immissione all’uso, anche se sappiamo che vi sono ostacoli di natura ammnistrativa che richiederanno ancora qualche tempo, che speriamo non lungo.

1) Epidemia da Coronavirus e fibrosi cistica, 25/02/2020
2) Informazioni e linee guida del Ministero della Salute sull’epidemia da Covd-19, salute.gov.it
3) La lettera del preside del liceo Volta ai suoi studenti: “Ragazzi, salvate dal contagio la vostra vita sociale”, milano.repubblica.it

G. M.


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