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9 Maggio 2007

Grassi o zuccheri per aumentare l’apporto calorico nei momenti di inappetenza?

Autore: Romina
Argomenti: Nutrizione
Domanda

Sottopongo una domanda riguardo all’alimentazione. Se un bambino affetto da fibrosi cistica attraversa momenti (non necessariamente di peggioramento delle condizioni cliniche) in cui mangia poco (quantità ridotte di cibo), è preferibile arricchire la sua dieta con alimenti grassi e gustosi (noccioline, cioccolato, condimenti grassi) oppure con pane, pasta e cereali? Grazie

Risposta

Un grammo di grasso fornisce 9 calorie, un grammo di zucchero (pane, pasta, cereali, cioè amidi, sono composti di più molecole di zucchero semplice, il glucosio) fornisce 4,5 calorie. I cibi amidacei hanno anche una notevole componente di acqua. Quindi, in teoria sono da preferire gli arricchimenti con cibi “grassi”: e in questo senso sono utili gli snack con cioccolato, patatine o la semplice ma sempre buona fetta di pane spalmata di abbondante burro, a cui si accompagna la marmellata. Anche le noci, le mandorle, le noccioline e in generale tutta la frutta secca vanno bene perché hanno un notevole contenuto di calorie, rappresentate soprattutto da grassi (le noci in particolare sono ricche anche dei preziosi acidi grassi omega-3).

Però non bisogna esagerare con gli snack: andrebbe mantenuto, anche nei momenti critici per l’appetito, il ritmo dell’alimentazione (tre pasti principali: colazione, pranzo e cena, due spuntini, uno a metà mattina e uno a metà pomeriggio), perché questo fa parte comunque di una sana educazione alimentare. E perché anche i pasti principali possono essere arricchiti: per esempio, la prima colazione con buoni frullati a base di latte intero, frutta e cioccolata; e per il pranzo e la cena la pasta (di ogni tipo, meglio all’uovo: a seconda delle preferenze, spaghetti, lasagne, riso e così via) non andrebbe condita con il semplice olio e pomodoro, ma con abbondante burro, formaggio o formaggi vari o besciamella ben condita o ragù o tonno. Le carni andrebbero preparate, piuttosto che ai ferri, impanate con uovo e pane grattugiato, e poi fritte (preferibilmente con olio di semi di girasole, a fiamma bassa). Le altre preparazioni (al cartoccio ecc) possono essere accompagnate da maionese o salse varie. E le frittate possono essere arricchite con latte intero e parmigiano e possono contenere panna e marmellata o verdure e patate e così via. Tuttavia, non si dimentichi mai di impiegare per i condimenti una quota di oli di semi ricchi di acidi grassi essenziali (in particolare di girasole) di cui vi è frequente carenza nei soggetti con FC. I dolci, invece che essere semplici ciambelle, possono essere arricchiti appunto da frutta secca, miele, uva sultanina, crema pasticcera. Lo stesso si può dire per frullati e gelati.

Un’utile e facile guida alla buona alimentazione FC è presente nella pagina della “Nutrizione” del sito www.fibrosicisticaitalia.it.

In sostanza, esiste una “strategia dell’arricchimento” che può essere applicata ad ogni momento e ad ogni componente dell’alimentazione quotidiana. Essa va realizzata a seconda dei gusti e delle esigenze del bambino: il difficile per i genitori è trovare l’equilibrio fra l’adozione di questa “visione strategica” dell’alimentazione (che è necessaria, data la sua importanza nella cura della FC) e la consapevolezza che, se il bambino non mangia come sarebbe necessario e come si desiderebbe, il cibo può diventare terreno di ansia e scontro continuo e che questo va evitato.

Non è certo un equilibrio facile; talvolta può succedere che il bambino non voglia mangiare “a tavola” perché avverte la tensione che accompagna quel momento fatidico e preferisca gli spuntini proprio per sottrarsi a questa tensione. Si può leggere a questo riguardo su questo sito, in “Progressi di Ricerca”, l’articolo “La dieta FC: consigli per un accordo fra genitori e figli” (31/05/05). Ci sono anche le risposte ad alcune domande: “Il supplemento di vitamine liposolubili è indispensabile nella fibrosi cistica” (08/08/06), “Un bambino con FC che rifiuta il cibo” (23/06/06). In quest’ultima, sono anche consigliati ottimi testi per approfondire le conoscenze alimentari e gli aspetti psicologici che fanno parte del binomio cibo-malattia cronica.

Quello che è importante e che può aiutare i genitori è che essi abbiano tranquillità sul fatto che all’origine dei “momenti in cui il bambino mangia poco” non ci siano ragioni che hanno a che fare con la malattia FC: per esempio uno stato di modesta infezione respiratoria o altra complicanza non riconosciuta. Per questo è sempre bene parlare di questi momenti con il medico (e la dietista FC) che segue il bambino: se non emergono ragioni particolari e i parametri di accrescimento sono buoni i genitori potranno essere rassicurati; diversamente sarà necessario e possibile adottare gli interventi terapeutici necessari.

G. Borgo


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