Sei in Home . Informati . Domande e Risposte . Il caso di un percorso di procreazione medicalmente assistita con ovodonazione e partner portatore sano di fibrosi cistica

11 Novembre 2021

Il caso di un percorso di procreazione medicalmente assistita con ovodonazione e partner portatore sano di fibrosi cistica

Autore: Gabriella
Domanda

Io e mio marito stiamo percorrendo la strada della procreazione assistita mediante ovodonazione e, in base alla mutazione riscontrata in lui, sono a chiedere quante mutazioni sarebbe opportuno far ricercare nella donatrice. Il referto riporta: Dalle analisi effettuate su 139 mutazioni genetiche della fibrosi cistica (tecnologia NGS CE-IVD) è emerso quanto segue: “varianti genetiche identificate: NM_000492.3(CFTR):c.254G>A (p.Gly85Glu) in ETEROZIGOSI [rs75961395] Genotipo IVS8 polyT: 7T/7T (ClinVar updated Aug 01, 2019). Il campione in esame presenta la mutazione c.254>A (p.Gly85Glu) in eterozigosi a livello del gene della Fibrosi Cistica (CFTR). [ClinVar ncbi rs75961395; Last evaluated: Mar 3, 2004; Last Updated: Aug 16, 2019]. Significato clinico: patogenica. Ref: Kielenski (1991) Genomics 10, 229”.
Qualora l’istituto di procreazione non accogliesse la richiesta di fare lo screening sull’intero gene della donatrice, con il matching genetico tra il DNA di mio marito e quello della donatrice potremmo stare tranquilli?

Risposta

Se abbiamo capito correttamente, il quadro è questo: il marito è risultato portatore di una mutazione CFTR, nota con il nome corrente di G85E. Per la donatrice: secondo le Linee Guida approvate da importanti società scientifiche, nella scelta di un donatore si devono valutare il buono stato di salute e l’assenza di anomalie genetiche note. Per questo motivo, i donatori di spermatozoi e ovociti devono sottoporsi a una valutazione genetica che comprende l’analisi del cariotipo, il test per rilevare lo stato di portatore di fibrosi cistica e l’elettroforesi per la ricerca delle emoglobine patologiche. Si può procedere alla donazione solo se tali analisi non segnalano anomalie.
Esistono diversi tipi di test genetici per identificare le mutazioni del gene CFTR nel DNA. I più semplici (detti di 1° livello) identificano le mutazioni più frequenti mentre quelli più complessi (di 2° e 3° livello) identificano un numero molto maggiore di mutazioni, comprese quelle più rare.
Va ricordato che nessun test identifica tutte le mutazioni possibili. Oggi, un test di 1° livello è in grado di identificare almeno l’85% delle mutazioni CFTR e quindi almeno l’85% dei portatori sani di tali mutazioni. Questa percentuale può variare anche di molto da regione a regione, perché a livello regionale ci possono essere mutazioni particolari non comprese nel test generale.
Riprendendo il discorso sull’ovodonazione, per quanto riguarda la fibrosi cistica è molto probabile che le donatrici di routine facciano un test genetico di 1° livello (test di screening) che, come descritto sopra, diminuisce molto ma non esclude il rischio di essere portatrice sana di FC.
Nel caso specifico descritto nella domanda, il problema particolare nasce dal fatto che il marito di chi ci scrive, coinvolto nella PMA, è risultato portatore di FC. E che probabilmente la donatrice ha eseguito il test di screening sul gene CFTR prima che questo risultato fosse noto.
Avendo entrambe le informazioni, sembra prudente che la donatrice esegua un test più approfondito (2° livello) con sequenziamento diretto del gene e maggiore capacità di identificare mutazioni. Se risultasse negativa anche a questo test, il rischio di presenza di malattia fibrosi cistica negli embrioni derivati dalla sua ovodonazione e dal seme del marito portatore sarebbe fortemente diminuito.

Infine, circa il “matching genetico” fra il DNA del marito portatore e della donatrice: non siamo sicuri di aver interpretato correttamente la domanda. Pensiamo che si faccia riferimento a un indagine che in questi ultimi anni ha ottenuto un largo successo commerciale e viene spesso usata nei centri di PMA, anche se non trova largo consenso scientifico. Consiste nell’applicazione di tecniche di sequenziamento genetico (Next Generation Sequencing), che permettono di indagare con un solo esame un ampio spettro di geni, non solo quello della fibrosi cistica. Riteniamo tuttavia che, applicandole al marito e alla donatrice, non fornirebbero nessuna informazione aggiuntiva circa la fibrosi cistica, perché i risultati più accurati si ottengono attraverso le indagine approfondite del singolo gene CFTR descritte sopra.
Consigliamo come sempre un colloquio di consulenza genetica con persone qualificate cui esporre i dubbi.

Dott.ssa Luisa Alessio, Direzione scientifica FFC Ricerca – Dott.ssa Graziella Borgo


Se hai trovato utile questa risposta, sostieni la divulgazione scientifica

Dona ora