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11 Ottobre 2016

Monitoraggio dell’intestino fetale iperecogeno

Autore: Antonella
Domanda

Scrivo per chiedere un cortese chiarimento relativamente all’articolo “Intestino fetale iperecogeno: come arrivare alla certezza diagnostica prima della nascita?” comparso su questo sito il 31 maggio 2012, dove si legge che “… Importante è monitorizzare con ecografie periodiche l’intestino fetale e il suo aspetto, perché va assolutamente ricordato che in molti casi, nel terzo trimestre di gravidanza, l’immagine si risolve spontaneamente e il sospetto può essere molto ridimensionato…”. Volevo quindi chiedere ogni quanto tempo si intende che andrebbe fatta l’ecografia per monitorare l’intestino fetale. Nel mio caso, a seguito dell’esame ecografico 21 settimane, è stata riscontrata la presenza di iperecogenicità intestinale di grado III con modesta dilatazione delle anse intestinali. Sia io che mio marito risultiamo sani e non portatori delle mutazioni del gene CTFR; io risulto protetta da CMV, toxoplasmosi, rosolia e sia il test combinato che il test del DNA fetale sembrano escludere cromosomopatie per le trisomie 13, 18 e 21. Vi ringrazio anticipatamente e porgo cordiali saluti.

Risposta

Ricordiamo che per intestino iperecogeno si intende una immagine di maggior lucentezza (maggior eco) riferita ad anse intestinali del feto ripiene di meconio e dilatate in varia misura. Per classificare l’ipercogenicità dell’intestino (cioè quanto “bianco” appare, invece del normale grigio), i medici ecografisti lo confrontano con l’ecogenicità dell’osso iliaco del feto (che è normale che appaia bianco, perché tutte le ossa appaiono bianche). Si definisce iperecogeno un intestino che ha una area di ecogenicità uguale o superiore a quella dell’osso iliaco. Se l’ecogenicità è inferiore a quest’osso si definisce di grado 1 e non avrebbe significato patologico; il grado 2 è una ecogenicità uguale a quella ossea; il grado 3 è una ecogenicità superiore a quella ossea. È un criterio molto soggettivo e pertanto non sempre riproducibile.

Non ci sono, a nostra conoscenza, schemi o linee guida che suggeriscano ogni quanto l’intestino iperecogeno vada controllato attraverso ecografia. Per quello che ne sappiamo, la decisione viene presa dall’ecografista che valuta il grado di iperecogenicità, la dilatazione delle anse, il risultato delle indagini fatte, l’epoca di gravidanza, il grado di sviluppo degli altri organi del feto e così via.

In questo caso, per quello che riguarda il rischio di fibrosi cistica, non sappiamo che tipo di test genetico i genitori hanno fatto; comunque, anche se avessero fatto solo l’indagine delle più comuni mutazioni del gene CFTR (test genetico di 1° livello), essendo risultati entrambi non portatori ne consegue un rischio molto basso di malattia fibrosi cistica nel feto. Va ricordato peraltro che si può riscontrare intestino iperecogeno anche in altre situazioni patologiche ma anche talora in condizioni normali.

Si veda anche la risposta In caso di intestino iperecogeno del feto è indispensabile verificare con test genetico se i genitori siano o meno portatori sani FC prima di ricorrere all’amniocentesi.

G. Borgo


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