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10 Luglio 2015

Usare l’alimentazione in FC per potenziare il sistema immunitario?

Autore: Luciano
Argomenti: Alimentazione
Domanda

Buongiorno,

ringrazio per il rapido interessamento al quesito. In relazione all’argomento trattato nella domanda inviata con il modulo del vostro sito, chiedo qual è lo stato dell’arte per quanto riguarda la FC, nell’utilizzo dell’alimentazione per potenziare il sistema immunitario.

Non trovandone traccia per la FC non posso altro che essere generico, che significa:

– ci sono studi conclusi o in corso?

– se non c’è bibliografia in merito, potrebbero esserci ragionevoli motivi per interessarsene?

– ci sono state discussioni su questo argomento (tra medici) senza passare ai fatti? E per quali ragioni?

– l’approccio al tema risulta controverso per le difficoltà pratiche e/o convinzioni professionali poco convergenti?

– se tutte le risposte sono negative, non rimane altro che chiedere se credete che l’eliminazione delle schifezze alimentari proposte nei supermercati possano alleggerire il lavoro che deve svolgere l’organismo, oltre a quello che deve fare per contrastare la FC e smaltire i medicinali.

Ho ascoltato alcune lezioni online dell’università di Pisa e l’80% dei nutrienti sono di origine vegetale, il 20% di origine animale. Purtroppo la media dell’alimentazione degli italiani preleva l’80% da quel 20% animale, ma in molti casi tutti conosciamo persone che oltrepassano il 90% e questo per me è sufficiente per riflettere sulla necessità di provare a usare l’alimentazione per migliorare la vita di chi ha la FC, per esempio partendo da quelli esistenti per altre patologie, analizzandone i dati, poi lungi da me indicarvi come fare.

Negli anni Cinquanta potevano esserci problemi per carenze alimentari, oggi l’eccesso di scelta permette scelte alimentari sconsiderate, praticate come un diritto, ma che portano alla frequentazione degli ambulatori medici e solo nel caso di intolleranza al glutine e diabete si impone una dieta, ma quello di cui c’è bisogno è la consapevolezza. Il cibo non deve essere un tuo diritto o imposto, ma deve essere assunto consapevolmente, ne abbiamo i mezzi e le capacità per farlo e credo possa dare un contributo alla FC.

Ma oggi per la FC esiste qualcosa di analogo a ciò che è stato fatto per i tumori?

Se non c’è nulla, sarei grato se la risposta fosse un po’ più articolata che un semplice no.

Cordiali saluti.

Risposta

Il quesito posto dal lettore è se l’alimentazione possa influenzare il sistema immunitario nella fibrosi cistica (FC) e se, comunque, il regime dietetico adottato dalle persone con FC, come suggerito in altre condizioni come il cancro o altre malattie, possa influenzare il decorso della malattia finora affidato all’utilizzo di farmaci.

Viene richiesta a tale quesito una risposta articolata. Quest’ultima non deve essere considerata solo un legittimo auspicio del lettore, ma un obbligo metodologico, perché a qualunque quesito nel campo della Salute si risponde sulla base di prove di efficacia e non di opinioni personali.

Il quesito parte dal presupposto che il sistema immunitario nella FC possa non essere adeguato a fronteggiare le infezioni polmonari. In realtà se si intende con alterazione del sistema immunitario una deficienza, questa non è provata nella FC. Se si intende, invece, la possibilità che quanto messo in atto dall’organismo della persona con FC per difendersi dall’infezione possa a sua volta aggravare l’effetto della stessa, si può dire che proprio l’efficiente risposta di cellule preposte alla difesa (globuli bianchi), anche dell’albero respiratorio, determina il rilascio di sostanze che aggravano l’infiammazione. Su queste l’utilizzo di farmaci che le contrastano sortiscono un effetto positivo riducendo i danni della infiammazione.

L’ipotesi del lettore è che invece di utilizzare i farmaci, “il cui ruolo remerebbe conto il sistema immunitario”, per il controllo dell’infezione e delle sue conseguenze, una alimentazione personalizzata e magari qualche integrazione, possa sortire lo stesso effetto.

Bisogna sottolineare che l’aumento della sopravvivenza nella FC – e ovviamente nelle malattie infettive che sono state causa di elevata mortalità fino a buona parte del secolo scorso – è stato indotto, oltre che dalla centralizzazione e intensificazione delle cure, dall’uso degli antibiotici. Il razionale uso di questi è fondamentale per non aggravare l’antibiotico resistenza che in parte è dovuta all’abuso che si fa degli antibiotici in situazioni cliniche che non lo richiederebbero, ma soprattutto all’uso degli stessi antibiotici in allevamenti di animali che possono trasmetterla anche all’uomo. Questo punto conduce al cuore del quesito sollevato dal lettore e all’importanza del metodo per dare una risposta. Quello che si mangia può influenzare le malattie e può essere importante anche per la FC?

Viene avanzata dal lettore la similitudine di quanto osservato e illustrato nel cancro e viene esemplificato l’abuso odierno di farine bianche, zuccheri raffinati, glutine, carni rosse, latte e suoi derivati come possibili cause di malattie.

Andando a ricercare le risposte nella letteratura scientifica è opportuno verificare se gli studi condotti, omogenei per argomento, possano essere raggruppati per sommare i loro risultati e in tal modo fornire una risposta definitiva senza bisogno di produrne altri. È quanto si fa con le metanalisi degli studi. Quando questo non è possibile, si passa a esaminare i singoli studi pubblicati che soddisfino i criteri di rigore scientifico. I suggerimenti derivanti da singoli casi pubblicati in letteratura possono essere molto utili in caso di patologie non frequenti o preliminari per disegnare gli studi suddetti. Gli studi effettuati su animali non possono sostituire le sperimentazioni sull’uomo. La possibilità, ad esempio, che fattori dietetici possano eliminare l’infezione polmonare da Pseudomonas aeruginosa è stata fornita nel topo e nella cavia, ma non nell’uomo.

Abbondante è la letteratura, invece, sulla possibile influenza della alimentazione sul cancro, argomento per il quale esistono anche molte metanalisi, anche se non eseguite da organismi che assicurino il soddisfacimento di criteri di qualità di tali analisi, come la Cochrane library. D’altra parte l’incremento del cancro e di altre malattie dalla seconda metà dello scorso secolo, suggerisce una relazione con fattori ambientali quali l’inquinamento e le variazioni dietetiche avvenuti, fermo restando il ruolo della predisposizione genetica delle persone. L’educazione verso una corretta alimentazione è ormai consigliata nel trattamento delle persone con cancro ma gli oncologi mai disconoscerebbero il ruolo dei farmaci nei progressi ottenuti non solo in termini di sopravvivenza ma anche di guarigione.

È ormai ben riconosciuto il ruolo nella FC di un buono stato di nutrizione sul decorso della malattia. Gli sforzi finora fatti in questa malattia per ottenerlo sono stati di non limitare le preferenze delle persone, ovviamente orientate verso gli alimenti più gustosi. Valgono, tuttavia, anche nella FC, gli stessi buoni consigli rivolti alla popolazione generale in termini di sana alimentazione. Questi dovrebbero sempre essere sostenuti da prove oltre che dal buon senso (che non richiede alcuna dimostrazione) di incoraggiare l’adozione di diete come quella mediterranea che dovrebbe far parte della nostra cultura, laddove non sia sopraffatta da pressioni di mercato verso cibi non salutari. Al riguardo, potranno essere preziosi interventi di provata efficacia educazionale a livello nazionale, che a maggior ragione dovranno essere incoraggiati nei Centri FC. Studi di supplementi orali, oltre quelli contenuti in alimenti salutari abituali, non hanno mostrato efficacia. L’influenza di carenze vitaminiche sullo sviluppo di complicanze della malattia più che richiamare alla necessità di una dieta adeguata sottolineano l’importanza, per i Centri, di far aderire a un trattamento che richiede il supplemento in vitamine per consentire un adeguato livello nel sangue che, da sola, nel caso della FC, la dieta non è in grado di garantire.

Così come nel cancro, nella FC, non è immaginabile rinunciare a farmaci di provata e comparativa (in termini di costi) efficacia; l’auspicio è che nuovi farmaci, che si intravedono all’orizzonte, possano rendere meno pesante il carico che le persone con FC finora hanno sostenuto.

Prof. Giuseppe Magazzù (Istit. di Clinica Pediatrica, Università di Messina, Centro Fibrosi Cistica)


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