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27 Luglio 2020

Suggerimenti per le persone con fibrosi cistica che intendono cercare esperienze di studio o lavorative all’estero

Autore: Matteo
Argomenti: Assistenza sociale
Domanda

Salve, sono uno studente di Ingegneria informatica e, dato il mio percorso di studi, vorrei fare delle esperienze lavorative all’estero. Come funziona per quanto riguarda i controlli e l’approvvigionamento dei farmaci? Nella comunità europea c’è un qualche tipo di accordo che permette di poter usufruire dei servizi sanitari? E nel caso degli USA, mi tocca pagare un’assicurazione sanitaria maggiorata in quanto immigrato?

Risposta

Decidere di partire per sperimentarsi con esperienze lavorative all’estero è sicuramente stimolante e gratificante per chiunque, ma se per tutti è importante programmare in anticipo il viaggio e la permanenza lontano da casa, lo è ancor di più per chi è affetto da una patologia impegnativa come la fibrosi cistica. Tante sono le cose da pensare e da pianificare al fine di evitare di trovarsi a disagio o in difficoltà a chilometri di distanza dal proprio centro di cura.

Si consiglia quindi a tutti coloro che decidono di trasferirsi all’estero per un lungo periodo (che sia per lavoro ma anche per studio), di confrontarsi con il proprio centro di cura e condividere con il medico la fattibilità di tale decisione. Una volta chiarito che non ci sono limitazioni a intraprendere tale viaggio, si può iniziare a programmare il trasferimento.

Come prima cosa da fare, consigliamo di effettuare una ricerca sulle strutture ospedaliere che, nella città prescelta o nelle sue vicinanze, ospitano centri di cura per pazienti adulti con fibrosi cistica e prendere un primo contatto informale per informarli del trasferimento, chiedendo loro la disponibilità sulla presa in carico in caso di necessità o urgenza e su eventuali documenti da portare con sé o inviare prima. Al proprio centro di cura invece è bene chiedere una relazione da poter inviare o consegnare al centro di cura estero, possibilmente prodotta in doppia lingua e che contenga almeno le informazioni generali, lo stato attuale di malattia, il piano terapeutico in atto nonché l’elenco dei farmaci che si sta assumendo.

Per quanto riguarda la garanzia delle cure all’estero, ci sentiamo di suggerire sempre e comunque l’attivazione di un’assicurazione privata, sia che si viaggi in Europa che nel resto del mondo, questo perché è sempre bene tutelarsi da imprevisti che si possono presentare. È bene dire che molte compagnie non sono disponibili ad assicurare persone con “patologia preesistente”, e se lo fanno richiedono il pagamento di un premio molto alto, più alto rispetto alle persone che godono di buona salute. Ma sappiamo che, seppur rare, ne esistono ed è bene informarsi prima senza escludere mai nessuna possibilità.

In Europa (Paesi della Comunità Europea) non è necessario (ma possibile) stipulare un’assicurazione privata in quanto si è coperti dalla TEAM, la “Tessera Europea di Assicurazione Malattia” di cui siamo già tutti in possesso (per chiarezza, quella azzurra che contiene anche il codice fiscale); infatti, sul retro, riporta proprio la dicitura europea (salute.gov.it/portale/assistenzaSanitaria/homeAssistenzaSanitaria.jsp) e consente al cittadino italiano di accedere alle cure in in tutti i paesi della Comunità Europea. Per ottenere le prestazioni, quindi, ci si può recare direttamente presso un medico o una struttura sanitaria pubblica o convenzionata ed esibire la TEAM, che dà diritto a ricevere le cure alle stesse condizioni degli assistiti del Paese in cui ci si trova (non alle condizioni che si hanno in Italia, in quanto le leggi italiane sono valide sul territorio italiano). L’assistenza è in forma diretta e pertanto nulla è dovuto, eccetto il pagamento di un eventuale ticket che è a diretto carico dell’assistito e quindi non rimborsabile.
Per sicurezza, invitiamo sempre i viaggiatori a visitare, prima di partire, il sito del Ministero della Salute dove è possibile simulare la partenza e ricevere informazioni precise circa la documentazione da preparare e cosa è bene fare.

Se invece si ipotizza un trasferimento in America (USA, Canada), è bene precisare che è indispensabile, se si vuole evitare di dover far fronte a spese ospedaliere onerose, stipulare una polizza assicurativa con solide compagnie assicurative prima della partenza dall’Italia, o tuttalpiù nel periodo immediatamente successivo all’arrivo negli USA. Negli anni abbiamo potuto appurare che la compagnia assicurativa Globy Rosso risulta essere particolarmente adatta alle persone con fibrosi cistica, in quanto si tratta di una compagnia tra le poche che, oltre a coprire totalmente le spese di cura in USA e Canada senza franchigia, garantisce la copertura delle malattie preesistenti. Altre compagnie a noi consigliate dal Consolato Generale d’Italia a Los Angeles sono state negli anni la Europe Assistance, la Mondial Assistance e la Ami Assistance. A questo link invece si possono vedere alcuni provider, tra i più grandi e diffusi a livello nazionale, delle assicurazioni sanitarie USA più note.

Se il motivo del viaggio in USA è la ricerca di un lavoro, è importante sapere che non è prevista alcuna forma di tutela ed è esclusa anche la copertura delle prestazioni di pronto soccorso, quindi è assolutamente necessario provvedere –prima della partenza– alla stipula di una assicurazione sanitaria privata. Se invece il motivo del viaggio è un lavoro nel paese estero, è importante distinguere se si tratta di committenza italiana o di committenza estera; spesso infatti le aziende estere, nel dare lavoro, offrono un’assicurazione sanitaria per tutti i dipendenti. Nel caso della committenza italiana, invece, l’assistenza può essere riconosciuta in forma indiretta, ovvero anticipando le spese sostenute e chiedendo il rimborso all’Italia (tramite l’Ambasciata o il Consolato italiani all’estero territorialmente competenti, al Ministero della Salute presso Ministero degli Esteri).

Nel momento in cui si concretizza la partenza, è bene pensare al trasporto dei farmaci. Si consiglia sempre di partire con una buona scorta, necessaria almeno a garantire la copertura del primo periodo del viaggio e accompagnare tale scorta con una certificazione (anche questa tradotta) che ne descriva la necessità e il dosaggio e riporti con chiarezza la quantità che si porta con sé, che deve corrispondere al periodo di permanenza all’estero (mai una quantità di farmaci maggiore rispetto alle date di permanenza); inoltre, è sempre bene far indicare nel piano terapeutico non solo il nome del farmaco ma anche il principio attivo, in quanto all’estero il nome commerciale potrebbe essere differente. Molti, per evitare disguidi o problemi, durante il periodo di permanenza all’estero decidono comunque di farsi spedire ogni tre mesi i farmaci necessari.

Infine, invitiamo anche a individuare nel paese che vi ospiterà, l’Associazione di pazienti e famiglie sicuramente presente sul territorio e che potrà essere di aiuto per tutti gli aspetti di assistenza e tutela.

Dott.ssa Vanessa Cori , Assistente Sociale, Lega Italiana Fibrosi Cistica - Roma


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