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15 Aprile 2014

Effetti sfavorevoli del fumo passivo in bambini con fibrosi cistica

G. Borgo

Kopp B.T, Sarzynsky , Khalfoun S et all “Detrimental effects of secondhand smoke exposure of infants with cystic fibrosis ” Pediatr Pulmonol 2014 Mar 9

Qual è il problema
valutare gli effetti del fumo passivo in pazienti FC

Che cosa si sa
alcuni studi in vitro hanno indicato che la funzione della proteina CFTR è ridotta nei fumatori di sigarette. Altri hanno indicato un’associazione tra il consumo di sigarette materno e un più basso peso alla nascita di bambini con FC . Nei bambini senza FC l’esposizione al fumo passivo è stata vista associata alla mancanza nel sangue di alcuni micronutrienti, ad un minor appetito e minor crescita in altezza. Mancano studi in bambini FC.

Che cosa aggiunge questo studio
Suggerisce che bambini FC di età compresa fra 4 e 12 mesi esposti al fumo passivo hanno minor crescita in peso e in altezza, maggior intrappolamento d’aria all’RX-torace, alle indagini di funzionalità respiratoria maggiore broncoreattività nella risposta ai broncodilatatori, maggior presenza di MRSA (Stafilococco Aureo Meticillino Resistente ) e batteri anerobi nel tampone faringeo.

Premesse

Non sappiamo quanti siano i bambini con FC che sono esposti al fumo passivo perché hanno in casa genitori e/o altri parenti che fumano sigarette. Una recente stima americana suggerisce che su scala nazionale siano circa il 20% del totale di quelli che hanno meno di 2 anni di età. Secondo ricerche recenti i neonati FC hanno una “finestra” temporale nel corso del primo anno di vita nella quale gli interventi (favorevoli o sfavorevoli) possono influenzare i risultati a lungo termine dell’evoluzione della malattia, così come indicato dai vantaggi presenti nei bambini diagnosticati attraverso lo screening neonatale e il conseguente avvio precoce di misure terapeutiche. Lo scopo dello studio è stato quindi capire l’impatto del fumo passivo in bambini FC al di sotto dell’anno di età.

Metodo

Si tratta di uno studio retrospettivo realizzato presso il centro FC della città di Columbus (Ohio, USA). Sono state riviste le cartelle dei bambini con FC nati nel maggior ospedale della città, sottoposti a screening e diagnosticati FC entro le prime 6 settimane di vita e da lì inviati ai controlli previsti presso il centro. Il periodo considerato va da gennaio 2008 a dicembre 2012. La prima visita al centro veniva eseguita in un ambulatorio separato dagli altri pazienti FC di maggiore età e da tutti quelli con Pseudomonas aeruginosa e Stafilococco Meticillino Resistente (MRSA).La ricerca dei batteri era svolta attraverso cultura su tampone orofaringeo. In occasione della prima visita veniva chiesto se “Qualcuno fuma in casa o fuori casa?”. La domanda indagava anche il numero dei fumatori e il grado di parentela con il neonato. Tra i 4 e 6 mesi i bambini venivano sottoposti a test di funzionalità respiratoria : sedazione ed esecuzione di pletismografia con determinazione dei più importanti indici di funzionalità respiratoria fra cui FEV1 e RV (Volume Residuo: il suo aumento indica un intrappolamento d’aria nei polmoni predisponente all’enfisema).Mediante apposito dispositivo e uso di pressione positiva veniva somministrato un broncodilatatore (due puff di Albuterolo) e ripetuta la funzionalità respiratoria dopo 15 minuti. I bambini venivano anche sottoposti a TAC polmonare esaminata da due radiologi indipendenti e valutata attraverso un punteggio che teneva conto delle immagini durante l’inspirio (bronchiectasie, tappi di muco) e nell’inspirio (intrappolamento d’aria).

Risultati

Sono stati inclusi nello studio 75 neonati, di cui 42 non esposti (NOFUMO) e 33 esposti a fumo passivo (SIFUMO). In 13 casi su 33 fumavano entrambi i genitori, in 11 su 33 solo la madre. Simili le condizioni socioeconomiche in entrambi i gruppi. L’allattamento al seno era più praticato nel gruppo dei neonati SIFUMO. Per quanto riguarda i dati nutrizionali : nei NOFUMO la statura era maggiore a 4 e a 12 mesi rispetto ai SIFUMO, il peso simile a 4 mesi, ma maggiore a 12. Alle prove di funzionalità respiratoria, pur essendo simili gli indici di funzione, c’era un rischio 4 volte maggiore di broncoreattività e risposta al broncodilatatore nei SIFUMO, e una tendenza (non statisticamente significativa) ad una diminuzione del FEv1 . Alla TAC polmonare c’era un aumento del punteggio per l’intrappolamento d’aria, mentre bronchiectasie iniziali erano presenti nello stesso numero di soggetti (4) in entrambi i gruppi. A queste alterazioni funzionali e radiologiche non corrisponde un diverso quadro clinico: nei due gruppi sono simili le ospedalizzazioni nei primi due anni di vita, simile i numero di cicli di terapia antibiotica e il ricorso al cortisone per via inalatoria. Solo in 8 su 33 dei SIFUMO viene isolato MRSA,senza alcuna correlazione con gli antibiotici usati nel primo anno di vita, mentre la presenza di Pseudomonas aeruginosa è simile nei due gruppi (è presente in circa la metà dei casi!)

Conclusioni

L’ipotesi dei ricercatori è che l’esposizione al fumo passivo concorra a determinare dati nutrizionali più scadenti nei bambini FC, così pure favorisca un maggior intrappolamento d’aria, a sua volta predisponente ad un quadro ostruttivo e ad una peggiore funzionalità respiratoria con il passare del tempo. La presenza di MRSA potrebbe essere dovuta ad un effetto inibitorio della nicotina su di una importante proteina mediatrice della risposta dei globuli bianchi neutrofili: IL-8 (dimostrazione in vitro). Lo studio è senz’altro interessante ai fini di disincentivare l’abitudine al fumo dei genitori di bambini FC; purtroppo ha il grosso limite di non poter oggettivare attraverso un marcatore o indice biologico la quantità di nicotina che il lattante e/o bambino assume in seguito al fumo passivo. Alcuni studi su piccola casistica hanno saggiato il livello di cotinina (un metabolita della nicotina) nel sangue di soggetti FC di età maggiore di 5 anni, offrendo spunti interessanti e degni di sviluppo. Anche la mancata conoscenza dell’abitudine al fumo della madre durante la gravidanza è un limite dello studio. Comunque lo studio ricorda che l’informazione sui rischi che l’abitudine al fumo comporta non solo nei genitori ma negli stessi figli dovrebbe essere parte integrante delle strategie assistenziali FC.