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26 Ottobre 2021

L’antinfiammatorio anakinra agisce proteggendo i mitocondri delle nostre cellule e inibendo l’infiammazione

Dott. Ermanno Rizzi, Direzione scientifica FFC Ricerca

I farmaci antinfiammatori hanno un ruolo cruciale nella fibrosi cistica, in particolare nel bloccare il circolo vizioso responsabile del progressivo deterioramento del tessuto polmonare e dell’evoluzione della malattia. Per un approfondimento, si può leggere il commento del prof. Berton, direttore scientifico di FFC Ricerca, nella brochure del Seminario 2021 (qui, a pagina 10).
Negli anni, FFC Ricerca ha promosso diverse iniziative volte allo sviluppo di nuovi farmaci antinfiammatori, più efficaci e con meno effetti collaterali di quelli attualmente in uso. Recentemente è stato pubblicato un articolo sulla rivista scientifica International Journal of Molecular Sciences che raccoglie i risultati emersi da alcuni di questi studi.
L’articolo mette in luce il meccanismo d’azione dell’antinfiammatorio anakinra e il suo ruolo nel proteggere le cellule dai danni provocati dallo stress ossidativo mitocondriale. Le informazioni raccolte sembrano particolarmente interessanti perché aumentano le nostre conoscenze sul funzionamento di anakinra e sulla sua potenziale efficacia terapeutica in fibrosi cistica.

Per saperne di più
Il nostro organismo reagisce naturalmente alle infezioni, come quelle batteriche, con una risposta infiammatoria che rappresenta un meccanismo di difesa. In condizioni normali (fisiologiche) questo stato infiammatorio si esaurisce dopo che la risposta immunitaria è stata innescata e ha protetto l’organismo dagli agenti esterni che l’hanno indotta. Nella fibrosi cistica (FC) la risposta infiammatoria può persistere nel tempo fino a diventare cronica e provocare di conseguenza danni cellulari che a loro volta possono compromettere la funzionalità dei tessuti colpiti.
Il trattamento dell’infiammazione nella fibrosi cistica è pratica clinica comune per limitare i danni agli organi interessati. Tuttavia, i farmaci attualmente usati mostrano una scarsa efficacia o effetti collaterali non trascurabili: per questo motivo è importante identificare e testare nuove e più efficaci molecole che agiscano da antinfiammatori.
Lo sviluppo di nuovi composti è da diversi anni al centro della ricerca della nostra Fondazione. In particolare, recentemente ci siamo occupati di un farmaco antinfiammatorio di nuova generazione chiamato anakinra che è oggetto degli studi FFC#22/2014, FFC#9/2016 e FFC#17/2020.
Anakinra è già disponibile sul mercato con il nome commerciale di Kineret, è attualmente usato per il trattamento di malattie autoinfiammatorie come l’artrite reumatoide e, più di recente, ha suscitato interesse per i risultati di uno studio clinico per il trattamento del Covid-19.

Lo studio scientifico
Tornando allo studio oggetto di questo approfondimento, nel giugno del 2021 sono stati pubblicati sulla rivista internazionale International Journal of Molecular Sciences i risultati di una ricerca che ha permesso di far luce sul meccanismo d’azione di anakinra. Tra i principali autori dello studio, ci sono due gruppi di ricerca dell’Università di Perugia che hanno ricevuto diversi finanziamenti dalla nostra Fondazione.
Dai dati raccolti, emerge che anakinra agirebbe su un particolare enzima presente nei mitocondri delle nostre cellule e con un ruolo importante nella regolazione dello stresso ossidativo. Si tratta dell’enzima superossido dismutasi, chiamato anche SOD2, sul quale anakinra agirebbe aumentandone l’efficacia e risultando uno strumento per combattere i danni da stress ossidativo.
Il meccanismo d’azione di anakinra è stato valutato su topi che riproducono le condizioni di alcune malattie come la malattia granulomatosa cronica e la fibrosi cistica. I dati ottenuti da questo studio suggeriscono che, anche nella fibrosi cistica, anakinra può proteggere dallo stress ossidativo mitocondriale e che l’enzima SOD2 può diventare un potenziale bersaglio terapeutico per ridurre l’infiammazione.

Le prospettive future su anakinra
Il gruppo di ricerca del prof. Giovagnoli dell’Università di Perugia, tra i firmatari dello studio, è attualmente impegnato in un progetto finanziato da FFC Ricerca con bando 2020. Il progetto si propone di rendere il farmaco anakinra più facilmente somministrabile e adatto al trattamento dell’infiammazione nella fibrosi cistica. Attualmente, l’uso di anakinra è approvato solo per il trattamento antinfiammatorio dell’artrite reumatoide e prevede la somministrazione per via sottocutanea una volta al giorno.
Il progetto FFC#17/2020 prevede innanzitutto la modifica del farmaco affinché sia più semplice da somministrare in persone con FC. I ricercatori metteranno a punto delle microparticelle in grado di veicolare il farmaco all’apparato respiratorio per via orale o aerosolica, rendendo così più efficace la sua azione antinfiammatoria.
Inoltre verranno condotti dei test su anakinra per permettere il suo riposizionamento in fibrosi cistica. Per riposizionamento di un farmaco o drug repurposing si intende la procedura per un nuovo uso di un farmaco già disponibile sul mercato e già approvato dagli enti regolatori per altre malattie. Il riposizionamento di anakinra, come per tutti i drug repurposing, ha il vantaggio di ridurre i tempi e i costi del processo che porta alla sua approvazione all’uso per una nuova indicazione, che in questo caso è la fibrosi cistica.

Edit: Sono stati pubblicati nuovi avanzamenti di ricerca su anakinra, grazie al lavoro coordinato dalla prof.ssa Luigina Romani dell’Università di Perugia nell’ambito dei progetti FFC#22/2014 e FFC#24/2018.
Il nuovo studio (qui l’articolo scientifico) fornisce ulteriori informazioni sul possibile uso di anakinra nelle malattie infiammatorie polmonari e suggerisce l’opportunità di ulteriori indagini.