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3 Ottobre 2018

Una mutazione del gene CFTR tipica dei pazienti FC di origine toscana

G. Borgo

Un gruppo misto di clinici e genetisti ha identificato una mutazione del gene CFTR che ha una particolare frequenza nei malati di origine toscana. In una recente pubblicazione (1) descrivono, seppure su piccola casistica, le caratteristiche cliniche moderate dei malati che la possiedono; e utilizzando le cellule della mucosa nasale (prelevate attraverso brushing) studiano l’attività della proteina CFTR mostrando che, in presenza di S737F, c’è una sua funzionalità, seppure modesta. S737F si può quindi definire come mutazione con funzione residua di CFTR, sia in base ai sintomi che alla prova su modello biologico derivato dal malato stesso (1).

Un’analisi retrospettiva del database, che include 295 pazienti che fanno riferimento al centro FC di Firenze, ha permesso di identificare 9 soggetti su 295 (3%) in cui era presente almeno una copia di S737F. Questa mutazione era stata identificata per la prima volta nel 2004 da genetisti toscani: l’avevano descritta in due soggetti con pancreas funzionante e test del sudore non elevato. Ora, i malati descritti, tutti di origine toscana, sono una manciata di casi in più, ma permettono di dire che la frequenza di S737F, rispetto alle altre mutazioni dei pazienti del centro fiorentino, non è trascurabile.

I 9 malati hanno un’età media di circa 9 anni (range 0,5 -15,8), uno di loro è omozigote per S737F, negli altri la seconda mutazione accanto a S737F è F508del (5 casi) o un’altra mutazione conosciuta per determinare una produzione di proteina CFTR molto scarsa. Hanno tutti sufficienza pancreatica (determinata attraverso ripetute misurazioni di elastasi fecale), sono in buone condizioni di nutrizione; anche il quadro respiratorio è buono. La funzionalità respiratoria mostra (nei 6 in cui l’età ha permesso di indagarla) valori pressoché normali, nessuno è mai stato ricoverato per esacerbazioni infettive importanti, solo uno di loro ha presentato occasionalmente Pseudomonas aeruginosa nell’escreto, scomparso dopo trattamento eradicante.

La diagnosi è stata fatta in 7 casi in base a screening neonatale; però due sono sfuggiti allo screening e sono stati diagnosticati all’età rispettivamente di 10 e 20 mesi per un episodio acuto di disidratazione, avvenuto d’estate, e ha richiesto ricovero per alcalosi ipocloremica, complicanza caratteristica della fibrosi cistica nelle prime età. Solo in un caso il test del sudore era francamente patologico (Cloro 71 mEq/L), in tutti gli altri era borderline, con cloro inferiore a 60 mEq/L. Però, come è raccomandato fare in questi casi, i controlli successivi (ripetizione del test del sudore una volta all’anno) hanno mostrato la tendenza a un innalzamento graduale del cloro, che ha raggiunto o superato la soglia del valore patologico, e attualmente solo uno (che ha 9 anni) ha ancora un valore borderline.

Sarebbe sufficiente il complesso delle caratteristiche cliniche per far supporre che S737F sia una mutazione lieve (mild), che si accompagna a una minore gravità dei sintomi FC, indipendentemente da quale sia la seconda mutazione CFTR presente. Certo, i pazienti sono bambini e il loro numero è troppo basso per fare previsioni per il futuro (soprattutto per quanto riguarda la situazione respiratoria), quindi la definizione va presa con prudenza. C’è comunque un altro risultato del lavoro che rappresenta un dato a favore della relativa benignità di S737F: in due pazienti collaboranti è stato eseguito il prelievo di cellule dell’epitelio nasale attraverso brushing (spazzolamento). I ricercatori hanno utilizzato un saggio funzionale per misurare su queste cellule l’attività della proteina CFTR prodotta da S737F e l’hanno paragonata a quella espressa da altre mutazioni da loro studiate, e anche a quella espressa dal soggetto sano e dal portatore sano. In una precedente ricerca (progetto finanziato da FFC) avevano dimostrato che pazienti FC con due mutazioni definite gravi mostravano un’attività di CFTR inferiore al 10% (considerando 100% l’attività di CFTR riscontrata in soggetti volontari non malati né portatori FC, sottoposti a brushing, per fungere da controlli); pazienti FC con una mutazione grave e una lieve mostravano un’attività di CFTR tra il 10% e il 30%, mentre i portatori sani, cioè con una sola copia della mutazione, mostravano un’attività tra il 40% e il 70% di quella normale (2).

In questo lavoro, i due soggetti con S737F hanno mostrato attività di CFTR rispettivamente di 12,6% e 15,6%, quindi nettamente superiore a quella di chi aveva due copie di F508del (che era il 6,2% del normale). Molte ricerche oggi indicano che le mutazioni lievi sono quelle che permettono un’attività CFTR compresa tra il 10% e il 20% della proteina CFTR normale. Ecco quindi che S737F si comporta come benigna anche in laboratorio, oltre che nella clinica. Peccato non poter disporre del risultato di queste prove in tutti gli altri soggetti. In particolare sarebbero state interessanti nel soggetto che ha due copie di S737F (omozigote), in cui ci si potrebbe aspettare che l’attività della proteina sia più elevata che in tutti gli altri, essendo la somma di due mutazioni benigne. C’è un’altra ragione per cui il saggio dell’attività di CFTR su cellule nasali rappresenta una via ricca di prospettive: trattando in laboratorio le cellule nasali dei pazienti S737F con Kalydeco, il potenziatore approvato negli USA per le mutazioni CFTR con funzione residua, si potrebbe mostrare che, molto verosimilmente, il farmaco fa aumentare l’attività di CFTR-S737F mutata; di qui l’indicazione al suo uso nel malato.

1) Terlizzi V, Di Lullo AM, Comegna M, Centrone C, Pelo E, Castaldo G, Raia V, Braggion C. “S737F is a new CFTR mutation typical of patients originally from the Tuscany region in Italy”. Ital J Pediatr. 2018 Jan 3;44(1):2. doi: 10.1186/s13052-017-0443-z
2) Cellule epiteliali delle vie aeree da brushing nasale: un modello ex vivo per diagnosi e valutazione di nuovi farmaci per FC, 07/11/2017