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15 Gennaio 2021

Quali sono le condizioni a rischio per acquisire Pseudomonas aeruginosa dall’ambiente? Avvertenze per le persone con fibrosi cistica

Dr. Laura Minicucci (Commissione Medica FFC)

Per limitare l’acquisizione di Pseudomonas aeruginosa dall’ambiente extraospedaliero è utile considerare i diversi gradi di rischio associati a differenti condizioni ambientali.

La colonizzazione cronica delle vie aeree da parte di Pseudomonas aeruginosa (P.a.) è da tempo riconosciuto un fattore di rischio nell’evoluzione della broncopneumopatia cronica in fibrosi cistica. Quindi, poiché è ben nota la possibilità di contagio tra pazienti, in tutti i Centri FC, sono in vigore norme di prevenzione per limitare al massimo il contagio interpersonale.

P.a. però è un batterio ubiquitario, che vive in grandi quantità nell’ambiente e quindi deve essere considerata la possibilità di acquisirlo nelle vie respiratorie anche per via indipendente dalla frequentazioni di ambienti sanitari e/o di altre persone portatrici del germe.

L’autrice di questa review (1), Clinico di grande esperienza che lavora nel Centro Fibrosi Cistica del Royal Brompton Hospital di Londra, ha riunito in questo lavoro indicazioni rivolte ai soggetti con FC e alle loro famiglie, al fine di conoscere e quindi, quando possibile, evitare, tutte le situazioni ambientali che si associano ad un maggior rischio di acquisizione di P.a., riunendo indicazioni dalla letteratura più recente e indicazioni contenute nelle linee guida per il controllo e la prevenzione delle infezioni in FC della Cystic Fibrosis Foundation.

È chiarito nella premessa del lavoro, che, di fatto, è impossibile evitare di incontrare P.a. nell’ambiente, perché il germe è presente dappertutto nel terreno e nell’acqua, essendo più frequente nei luoghi dove c’è una concentrazione umana e animale più elevata.
È accertato che la capacità di P.a. di penetrare nelle vie aeree, è massima per via inalatoria. Quindi, il rischio maggiore è associato alla presenza del germe nelle piccolissime goccioline liquide che sono trasportate nell’aria o alla possibilità che P.a. venga a contatto diretto con naso e/o bocca, ad esempio da mani non pulite e poi da qui inalato.

L’autrice suddivide in tre diversi gradi di rischio per l’acquisizione di P.a. le varie condizioni ambientali da considerare come “sospette”, perché associate a probabilità importante che P.a. sia presente.
Nel primo gruppo, che comprende i comportamenti e le condizioni ambientali ad alto rischio e quindi da evitare, sono inseriti:
• contatto con concime e letame, quindi frequentazione, senza adeguate misure di protezione, di campi coltivati e ricoveri per animali;
• frequentazione di saune, piscine idrotermali e locali chiusi, con acqua stagnante e in generale dove l’ambiente è saturo di vapore acqueo ad alta temperatura.
Nel secondo gruppo, che raccoglie comportamenti permessi ma in cui è necessario mettere in atto misure precauzionali sono compresi:
• tutte le attività di gioco o sportive che si svolgono nei parchi e giardini. Queste devono essere accompagnate da frequente lavaggio soprattutto delle mani, per evitare contaminazioni con il terreno su cui si sono svolte tali attività
• frequentazioni di piscine e di parchi di divertimento acquatici. In queste strutture devono essere rispettate accurate misure di disinfezione ed è bene comunque effettuare una doccia di pulizia dopo l’immersione nell’acqua comune;
• utilizzazione di vaporizzatori e umidificatori in ambiente domestico, avendo cura di cambiare l’acqua contenuta nei serbatoi spesso ed evitando il raggiungimento di temperature troppo elevate.
Sono invece da considerare situazioni non a rischio:
• bagni in acqua di mare;
• frequentazione di spiagge pulite;
• docce di pulizia personale (in questo caso viene consigliato comunque di far scorrere l’acqua per uno o due minuti prima di entrare nella doccia stessa, per evitare l’eventuale vaporizzazione di P.a. presente nella rubinetteria);
• cure odontoiatriche;
• bere acqua potabile anche messa in commercio senza alcuna necessità di previa bollitura.

A premessa delle raccomandazioni contenute in questo lavoro, l’autrice, comunque, ricorda come alcune di queste non siano sostenute da una completa evidenza scientifica.
Ricorda inoltre che le indicazioni generali fornite hanno lo scopo di rendere statisticamente meno probabile l’incontro nell’ambiente con P.a. ben sapendo, come è noto a tutti, che il rischio zero non esiste in nessun contesto e nei confronti di nessun pericolo.
Viene inoltre ricordato che l’astensione da alcuni comportamenti o la non frequentazione di alcuni ambienti, non devono essere prioritari rispetto alla possibilità di vivere una vita normale e di soddisfazione anche da parte di chi è affetto da una patologia potenzialmente importante.

Questo lavoro, quindi, ha il pregio di fornire indicazioni di massima, che possono aiutare nella scelta quotidiana delle attività da intraprendere e di sottolineare quanto siano necessari quei comportamenti di igiene personale e ambientale (lavaggio delle mani in primis, non frequentazione di ambienti a rischio soprattutto se sovraffollati) che, come vediamo tutti molto chiaramente in questi tempi, sono diventati imperativi nei confronti degli agenti patogeni ambientali.

1) Balfour-Lynn IM. Environmental risks of Pseudomonas aeruginosa – What to advise patients and parents. J Cyst Fibros 2020 Dec 12;S1569-1993 (20)30937-1. doi: 10.1016/j.jcf.2020.12.005.