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Risultato Progetto: FFC#11/2004
Valutazione della patogenicità di ceppi ambientali e clinici di Burkholderia cepacia complex isolati ed in presenza di Ps. aeruginosa

Evaluation of the pathogenicity of environmental and clinical isolates of Burkholderia cepacia complex alone and in the presence of Pseudomonas aeruginosa

cCmparare le caratteristiche di patogenicità e virulenza dei ceppi di Burkholderia cepacia isolati dall'ambiente rispetto a quelli isolati da pazienti con fibrosi cistica e valutare il loro comportamento in presenza o meno di Pseudomonas aeruginosa, il più frequente batterio implicato nell'infezione polmonare di questi malati.

Dati del Progetto

Responsabile
A. Bevivino (ENEA, Casaccia, Roma)
Categoria/e
Partner
F. Ascenzioni (Dip. Biologia Cellulare e dello Sviluppo - Università La Sapienza, Roma); A. Bragonzi (Instituto S. Raffaele, Milano).
Durata
1 anno
Finanziamento totale
30.000 €
Adozione raggiunta
30.000 €
Obiettivi
Comparare le caratteristiche di patogenicità e virulenza dei ceppi di Burkholderia cepacia isolati dall’ambiente (terreni,piante etc.) rispetto a quelli...

Risultati

Lo scopo principale del progetto è quello di esplorare la patogenicità di ceppi ambientali e clinici di Burkholderia cenocepacia, una specie del B. cepacia complex che riveste una notevole importanza nell’infezione polmonare dei pazienti affetti da fibrosi cistica (FC). 15 ceppi ambientali e clinici di B. cenocepacia, non correlati geneticamente, sono stati caratterizzati per la resistenza agli antibiotici, la capacità di formare biofilm e la presenza di geni correlati alla virulenza e trasmissibilità, e analizzati per la loro capacità di invadere le cellule epiteliali e di colonizzare i tessuti polmonari del topo. Gli esperimenti di infezione in modelli in vitro hanno evidenziato una maggiore capacità di internalizzazione dei batteri nelle cellule FC rispetto alle cellule non-FC. E’ emerso che alcuni tratti correlati alla virulenza e patogenicità non sono esclusivi dei ceppi clinici, ma sono presenti anche tra gli isolati di origine ambientale. Questi risultati sono stati confermati con il modello murino di infezione cronica, che ha evidenziato come i ceppi ambientali siano capaci di sviluppare un’infezione cronica nel topo, anche se in percentuale diversa rispetto ai ceppi clinici.