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Risultato Progetto: FFC#12/2006
Stafilococco aureo multiresistente (MRSA) acquisito in comunità o in ospedale da pazienti affetti di fibrosi cistica: studio multicentrico su suscettibilità antibiotica, epidemiologia, storia e rilevanza clinica

Community-acquired MRSA and hospital-acquired MRSA in cystic fibrosis patients: a study regarding antibiotic susceptibility, epidemiology, natural history and clinical relevance

Lo Stafilococco resistente agli antibiotici non si prende in ospedale.

Dati del Progetto

Responsabile
Silvia Campana (Centro Fibrosi Cistica - Ospedale Meyer, Firenze)
Categoria/e
Ricercatori coinvolti
22
Durata
1 anno
Finanziamento totale
17.000 €
Adozione raggiunta
17.000 €
Obiettivi
Con questo studio si intende conoscere su circa 200 campioni di stafilococco aureo multiresistente, provenienti da numerosi centri italiani...

Risultati

Risultati:sono stati raccolti circa 200 campioni di MRSA. Provenivano da 178 pazienti con età media di quindici anni, assistiti in nove Centri italiani. L’osservazione clinica un anno prima e un anno dopo la colonizzazione da MRSA ha indicato che in questo arco di tempo non vi erano differenze nel livello di funzionalità respiratoria. E che in circa la metà dei casi (51%) la colonizzazione da MRSA era di durata inferiore l’anno, mentre persisteva oltre l’anno in circa un terzo dei casi (31%).
Gli antibiotici cui MRSA è risultato più frequentemente sensibile sono stati: linezolid, vancomicina, teicoplanina.
La caratterizzazione genica dei ceppi di MRSA ha permesso di stabilire che quelli più diffusi fra i pazienti erano di origine “comunitaria”, vale a dire provenivano da ambienti in cui le persone si aggregano (posti di lavoro, scuola, locali di ristorazione ecc. ecc.), comunque ambienti extraospedalieri. Il dato è importante perché sinora si è sempre pensato che l’origine principale di MRSA fosse l’ambiente ospedaliero. Un ceppo di questi MRSA di origine comunitaria né risultato particolarmente diffuso tra i pazienti della maggior parte dei Centri partecipanti alla ricerca, suggerendo la possibilità di una facile trasmissione e la necessità di prevenire il rischio di epidemia.