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Risultato Progetto: FFC#9/2003
Sviluppo di un test diagnostico rapido per discriminare le specie e i genomovars di Burkholderia cepacia complex nelle analisi cliniche routinarie che interessano pazienti con fibrosi cistica

Development of a rapid diagnostic test to discriminate B. cepacia complex species and genomovars in routine clinical analysis involving CF patients

Facilitare il riconoscimento laboratoristico delle diverse specie comprese nel cosiddetto Burkholderia cepacia complex, per meglio mirare i trattamenti antibiotici nei confronti di questi germi, responsabili di forme di infezione polmonare nella fibrosi cistica, spesso di difficile trattamento.

Dati del Progetto

Responsabile
Renato Fani (Dip. Biologia Animale e Genetica - Università di Firenze)
Categoria/e
Partner
G. Manno (Lab. Malattie Infettive, Dip. Pediatria - Ist. G. Gaslini, Università di Genova), S. Tabacchioni (Sez. Genetica e Genomica Vegetale - ENEA, Roma), G. Taccetti (Centro Fibrosi Cistica, Firenze)
Durata
2 anni
Finanziamento totale
30.000 €
Adozione raggiunta
30.000 €
Obiettivi
Facilitare il riconoscimento laboratoristico delle diverse specie comprese nel cosiddetto Burkholderia cepacia complex, per meglio mirare i trattamenti antibiotici...

Risultati

I batteri appartenenti al Burkholderia cepacia complex (Bcc) rappresentano una delle principali cause di infezione e mortalità nei pazienti FC. Attualmente il Bcc comprende 9 specie che spesso sono difficili da identificare nella routine clinica. Il progetto ha previsto la messa a punto di un metodo diagnostico innovativo, basato sulla tecnica SNuPE (Single Nucleotide Primer Extension), che permette di ottenere un profilo, simile ad un codice a barre, specifico di ogni specie. A questo scopo un frammento del gene gyrB di circa 1900 bp di 68 ceppi clinici e ambientali, rappresentativi di tutte le specie, è stato amplificato mediante PCR e sequenziato. L’analisi delle sequenze ottenute ha evidenziato più di 400 siti polimorfici; 6 di questi sono stati utilizzati per disegnare un set di 6 “primer” (sequenza specifica di DNA usata per l’analisi genetica) impiegati per ottenere profili specifici di ogni specie. I primer sono stati utilizzati sia singolarmente che contemporaneamente sul DNA di 27 ceppi batterici rappresentativi di tutte le specie del Bcc. I risultati mostrano che i profili ottenuti permettono di discriminare le diverse specie del Bcc e pertanto evidenziano le grandi potenzialità di questa tecnica nelle analisi cliniche di routine.