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4 Agosto 2006

Attività subacquea in fibrosi cistica

Autore: Rosi
Argomenti: Sport
Domanda

Sono la mamma di una ragazza FC. Volevo sapere se mia figlia può svolgere attività subacquea con autorespiratore ad aria. Preciso che mia figlia non presenta alcuna compromissione polmonare

Risposta

Non è chiaro nella domanda se si faccia riferimento ad una attività subacquea di tipo amatoriale o sportivo. Nel secondo caso è necessaria una certificazione di idoneità di un medico sportivo.

L’attività subacquea avviene in un ambiente particolare ed inusuale e perciò è una attività impegnativa con alcuni rischi specifici. Cercherò di descrivere brevemente cosa questa attività comporta. A livello del mare il nostro corpo è sottoposto ad una pressione di 1 atmosfera (= 760 mmHg). Ad una profondità di 10 metri la pressione diventa di 2 atmosfere (= 1520 mmHg) ed aumenta di 1 atmosfera per ogni 10 metri di profondità. Nella discesa sotto la superficie dell’acqua e nella successiva risalita verso la superficie dell’acqua gli spazi aerei del nostro corpo (polmoni, orecchio medio, seni paranasali) sono rispettivamente compressi e decompressi, cioè si riducono nella discesa e si riespandono nella risalita. A queste variazioni di volume dei gas (e perciò dei compartimenti del nostro corpo che contengono gas) si accompagnano altri fenomeni, come la variazione nella pressione parziale dei gas che si respirano (la pressione parziale dell’azoto e dell’ossigeno aumentano discendendo sotto il livello del mare) e nella loro densità. A tutto ciò consegue che sotto il livello del mare il lavoro respiratorio è maggiore e che la capacità respiratoria (massima ventilazione volontaria) è ridotta in misura crescente e proporzionale alla profondità che si raggiunge.

I due principali problemi clinici che possono conseguire all’attività subacquea sono:

a) barotrauma, cioè il danno dei tessuti corporei che può derivare dalla compressione e decompressione; nel caso del polmone il barotrauma può comportare ad esempio la rottura di bolle aeree che stanno sotto la pleura, producendo un pneumotorace (questa complicanza è molto rischiosa e più grave se avviene durante l’attività subacquea);

b) malattia da decompressione, cioè formazione nei diversi tessuti di bolle gassose, che possono passare nella circolazione, compromettendola fino ad arrestarla. Entrambi questi fenomeni avvengono nella risalita rapida e per tale ragione molta attenzione è riposta ad evitare ciò, anche con un particolare allenamento.

Tra gli altri fenomeni che possono verificarsi è utile segnalarne due:

a) broncoirritabilità, cioè asma, per chi è predisposto, a causa della respirazione di miscele gassose più fredde;

b) inoltre, vi è un rischio di ipoglicemia in chi esegue terapia insulinica per il diabete: ogni attività fisica riduce la glicemia e può comportare una ipoglicemia sintomatica nel diabetico, ma durante l’attività subacquea non riusciamo a correggerla assumendo prontamente zuccheri.

Considerando queste brevi note, si comprende come l’attività subacquea deve essere svolta da persone in buone condizioni fisiche. Le linee guida della Società Toracica Britannica1 identificano degli accertamenti da eseguire nel caso di fibrosi cistica, proprio per assicurarsi che le condizioni fisiche siano ottimali. La spirometria serve a misurare le riserve polmonari: il volume espiratorio forzato al primo secondo (FEV1) e la capacità vitale forzata (CVF) devono essere superiori all’80% dei valori predetti (valori normali per sesso, età e statura) ed il rapporto FEV1/CVF deve essere maggiore del 70%. In sostanza, la spirometria deve essere pressoché normale. Inoltre è necessaria una radiografia del torace o meglio una TAC ad alta risoluzione, che deve escludere la presenza di bolle gassose sottopleuriche nei polmoni: la loro rottura per effetto del barotrauma può provocare pneumotorace.

Accanto a questi due criteri, ben definiti nelle linee guida britanniche, occorre eseguire attività subacquea:

a) in pieno benessere e perciò in assenza di segni e sintomi di infezione respiratoria;

b) in assenza di terapia insulinica e perciò di rischio di ipoglicemia. Gli accertamenti sopra indicati devono essere eseguiti periodicamente, almeno ogni anno, per verificare che le condizioni fisiche si mantengano ottimali.

Credo che le linee guida britanniche siano giustamente rigorose e sufficientemente specifiche. L’attività subacquea è infatti faticosa e non esente da rischi. La situazione clinica di chi desidera fare attività subacquea deve essere discussa prima con il medico del Centro e poi anche con il medico sportivo. Se l’attività subacquea fosse sconsigliata, non bisogna perdersi d’animo: possono essere praticati molti altri sport, per i quali non esistono criteri di idoneità così “severi”, come per l’attività subacquea. Altri sport sono infatti altrettanto divertenti ed interessanti!

(1) British Thoracic Society guidelines on respiratory aspects of fitness for diving. Thorax 2003; 58:3-13

Dr. Cesare Braggion - Presidente Società Italiana Fibrosi Cistica


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