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26 Luglio 2018

Aspergillus fumigatus e igiene domestica

Autore: Vittorio
Domanda

Buongiorno, sicuramente sono state date tante risposte in merito e non voglio insistere sulla volontà di creare una “campana di vetro” che sarebbe impossibile da gestire soprattutto al di fuori delle mura domestiche. Ma in ambiente domestico, quali misure si possono prendere per evitare ricadute di aspergillosi durante o dopo il trattamento con antifungini? Quali sono le possibilità di sanificazione dell’ambiente domestico? Su molti forum americani si evidenzia che i medici e gli stessi pazienti eseguono procedure di sanificazione dell’abitazione (addirittura riverniciatura delle pareti), cambio o sterilizzazione del proprio armadio e vestiario, utilizzo di candeggina in tutta la casa, lampade uv-c con ozonizzazione, sostituzione di tutti gli apparecchi aerosolici e fisioterapici. Cosa c’è di corretto o eccessivo in questo (lasciando perdere considerazioni opinabili sul non doversi preoccupare più di tanto)? In particolare, sono corrette le seguenti azioni?
1. Sostituzione apparecchiature aerosoliche (altrimenti disinfettate con soluzione acqua e amuchina).
2. Candeggina (in che proporzioni) o alcool su pavimenti e superfici?
3. Sterilizzazione del vestiario?
4. lampade uv-c? In questo caso qual è il corretto utilizzo?
In Italia non riscontro linee guida ufficiali e i medici hanno sempre pareri discordanti tra loro, prendendo loro la decisione che ci si preoccupa troppo. Ma onde evitare errori grossolani (o anche importanti), quali sono le procedure più adeguate? Grazie per la collaborazione, cordiali saluti.

Risposta

Dispiace deludere il nostro interlocutore, ma anche noi ci sentiamo di dire che non bisogna esagerare. L’aspergillosi di cui parla la domanda è certamente dovuta a una specie di fungo microscopico denominato Aspergillus fumigatus. Questa specie è non raramente implicata nel dare complicanze polmonari in fibrosi cistica: la più comune è l’aspergillosi broncopolmonare allergica, che interessa il 7-8% dei malati e che comporta reazioni immunoallergiche nel polmone, in genere trattabili.
Questo fungo (o muffa) è praticamente ubiquitario nell’ambiente: quello domestico non è detto che sia il più interessato. Il fungo vive bene sulle superfici umide. Produce spore che si diffondono intensamente nell’atmosfera. Questo per dire che è difficile proteggersi dalle spore di Aspergillus fumigatus, che vengono abitualmente inalate ma prontamente rimosse da un organismo e da un apparato broncopolmonare sano. Nella fibrosi cistica la rimozione di queste spore, come quella dei batteri, viene ostacolata per il difetto tipico della malattia, che riguarda la cosiddetta clearance mucociliare: il muco denso e l’attività ridotta delle cilia bronchiali ne sono la base.

Pertanto, le precauzioni igieniche nell’ambiente domestico non hanno bisogno di sofisticati e complessi accorgimenti. Per quanto possibile, si dovrebbe evitare eccesso di umidità ed eccesso di polvere: si deve avere un buon ricambio d’aria, anche d’inverno, e possibilmente farvi entrare il sole. L’uso di disinfettanti, come il clorossidante amuchina (ma anche la candeggina, da usare con prudenza, diluendone un bicchiere in un secchio d’acqua), può essere adottato per igienizzare locali particolarmente esposti a inquinamento, come i bagni o le cucine o i ripostigli o i locali guardaroba: l’ipoclorito di sodio contenuto in amuchina e candeggina è un valido disinfettante per spore e muffe.

G. M.


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