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20 Gennaio 2013

Desaturazione in ossigeno sotto sforzo

Autore: Alessia & Luca
Domanda

Prima domanda
Desideravo sapere se per un paziente FC in corso di esercizio fisico di durata 40-60 minuti è tollerabile arrivare a livelli di desaturazione pari a 84-85 SpO2, oppure se ciò può comportare dei rischi sia a breve che a lungo termine. Preciso che il paziente a riposo ha una saturazione normale pari al 95% e che al termine dell’attività fisico-sportiva la stessa risale molto rapidamente (dopo un paio di minuti appena) a valori di normalità. L’attività fisica è ripetuta quotidianamente. Vorrei avere garanzie che arrivare a tali livelli di desaturazione non comporti rischi per la salute a medio-lungo termine. Grazie mille.
Alessia

Seconda domanda
Buongiorno, sono un insegnante di educazione fisica e ho tra i miei allievi un ragazzo malato di fibrosi cistica (15 anni). Desideravo sapere entro quali limiti è tollerabile che il ragazzo suddetto, durante sforzi anaerobici ed aerobici, possa desaturare sotto il 90%. So che l’attività fisica è importante per questo tipo di malattia ma non vorrei esporlo a inutili rischi. Grazie
Luca D.

Risposta

Difficile dare una risposta precisa perché non ci sono indicazioni certe o linee-guida in materia.

Che effetti produce nel lungo termine la desaturazione? Al momento si sa che provoca ipertensione polmonare e cuore polmonare (ingrossamento del ventricolo destro del cuore, che ha il compito di pompare il sangue nelle arterie polmonari), quando una bassa concentrazione di ossigeno nel sangue e/o desaturazione è persistente e protratta. Da queste evidenze sono nati i trials che hanno voluto provare i benefici apportati sulla durata della vita da parte dell’ossigenoterapia applicata in situazioni di desaturazione importante (SaO2 < 90%): hanno dimostrato che questi benefici ci sono se l’ossigenoterapia è fatta per almeno 18 ore al giorno.

Ma se la desaturazione è più limitata (per esempio solo durante la notte o durante lo sforzo), i dati informativi scarseggiano. Si sa che nella FC, come in altre patologie (es. la COPD) il somministrare ossigeno di notte non ha inciso sulla mortalità, ma ha reso possibile la frequenza lavorativa e/o scolastica. E anche per quanto riguarda gli effetti a breve termine le conoscenze non sono molte: si sa che la desaturazione notturna disturba il sonno, la sua qualità; e che la desaturazione sotto sforzo è un fattore limitante la capacità di esercizio (aumenta le richieste ventilatorie); la desaturazione sotto sforzo è di certo una controindicazione all’attività sportiva agonistica.

Non aiuta alla chiarezza il fatto che le misure non invasive per valutare la saturazione in O2, quelle pulsossimetriche (la famosa molletta al dito), hanno dei limiti di accuratezza nella registrazione dei valori nel range inferiore al 90%. Perciò c’è anche l’invito a non valorizzare come estremamente precisi dati che potrebbero essere grossolani. Inoltre, durante l’attività fisica possono esserci artefatti da movimento (movimenti degli arti superiori), che possono ulteriormente pregiudicare l’accuratezza della misura pulsossimetrica.

Con i limiti sopra indicati, si può concludere con qualche ragionevole suggerimento:
a) evitare attività intense e massimali che riducano la saturazione in ossigeno dell’emoglobina sotto valori di 85%;
b) non praticare attività agonistica se la saturazione in ossigeno dell’emoglobina si riduce a valori inferiori al 90%;
c) praticare attività prolungate non intense e con valori di saturazione in ossigeno dell’emoglobina non inferiori a 88-90%, da alternare ad attività anaerobiche, brevi;
d) in presenza di desaturazione sotto sforzo, se si vuole essere sicuri di avere effetti benefici dall’attività fisica, che si conferma comunque importante per queste persone, occorre un programma di allenamento che preveda anche l’ossigeno-terapia.

La materia è comunque complessa e conviene consultare, oltre al medico, anche il fisioterapista del Centro FC di riferimento, che è in grado di suggerire un programma di esercizio adatto alla personale condizione di quel paziente e alla presenza eventuale di desaturazione.

1) McKone EF, Barry SC, FitzGerald MX, Gallagher CG. “Role of arterial hypoxemia and pulmonary mechanics in exercise limitation in adults with cystic fibrosis”. J Appl Physiol 2005; 99:1012-1018
2) Orenstein DM, Higgins LW. “Update on the role of exercise in cystic fibrosis”. Current Opinion in Pulmonary Medicine 2005; 11:519-523

Dott. Cesare Braggion, Direttore Centro Regionale Toscano Fibrosi Cistica - Ospedale Meyer, Firenze


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