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9 Dicembre 2014

Domande su batteri non usuali in FC: a proposito di Chriseobacterium e di Ureaplasma parvum

Autore: Carlotta; Maria
Argomenti: Batteri
Domanda

Domanda 1. Buongiorno, il tampone faringeo di mio figlio è risultato positivo al Chriseobacterium. Quali sono però i sintomi? A che famiglia di batteri appartiene? Grazie.

Carlotta

Domanda 2. Ureaplasma parvum: cos’è e cosa comporta?

Maria

Risposta

Riguardo la prima questione, occorre innanzitutto precisare che si tratta di un gruppo di microrganismi gram-negativi, non fermentanti, già noti come Flavobacterium spp. per il caratteristico colore giallo delle colonie batteriche, che recentemente sono stati riclassificati come Chryseobacterium. Largamente distribuiti in natura, isolati anche dalle corsie ospedaliere, l’isolamento da campioni clinici in ambito umano è abbastanza raro. Alcune specie, in particolare Chryseobacterium indologenes e Chryseobacterium meningosepticum, sono state associate a batteriemie in soggetti immunodepressi portatori di cateteri venosi e a meningiti in neonati pretermine.

Finora non ci sono state segnalazioni riguardo casi di infezione polmonare sostenuti da batteri appartenenti a questo genere sia nella popolazione FC che non FC. Nel caso in questione, resta difficile attribuire un ruolo clinico preciso, cioè una relazione con eventuali sintomi, al microrganismo, di cui, peraltro non conosciamo la specie.

In generale, è frequente osservare la crescita di batteri rari e inusuali, raramente descritti in altre patologie nelle colture delle secrezioni respiratorie di soggetti con fibrosi cistica. Spesso sono isolati in associazione con microrganismi noti, come Pseudomonas aeruginosa o Staphylococcus aureus.

Quale è l’impatto di questi patogeni sul decorso della malattia?

Studi recenti, che hanno analizzato con tecniche avanzate non colturali tutta la comunità microbica presente nelle vie aeree di soggetti con fibrosi cistica (il cosiddetto microbiota polmonare) sembrano sostenere che la struttura (composizione) della comunità e i rapporti di sinergismo e/o di antagonismo tra le diverse specie siano i fattori determinanti per l’evoluzione della malattia polmonare. Quindi, più che le singole specie, sono le relazioni tra tutti i membri della comunità a svolgere il ruolo più importante sul decorso clinico della fibrosi cistica. Le nuove conoscenze derivanti da queste ricerche potranno fornire delle nuove opportunità terapeutiche per il trattamento delle infezioni polmonari in questa malattia. (1)

Riguardo l’altra questione, l‘Ureaplasma parvum, uno dei più piccoli microrganismi capace di vita autonoma, è un micoplasma che colonizza le mucose del tratto uro-genitale di entrambi i sessi, sostenendo una varietà di malattie come uretriti, pielonefriti, malattia infiammatoria pelvica. E’ stato anche associato a infertilità, aborti ripetuti e, se trasmesso verticalmente dalla madre al feto durante il passaggio nel canale del parto, a meningiti, polmoniti e batteriemie neonatali. In tal caso, è anche possibile ritrovare il microrganismo nelle vie aeree superiori del neonato fino a 1 anno di vita senza alcun sintomo.

Possiamo ipotizzare, data la mancanza di altre notizie utili, che questa sia l’evenienza rappresentata dal lettore: se il micoplama è stato isolato dal tampone faringeo di un bimbo ancora lattante, non ci sono assolutamente motivi di preoccupazione. A breve, il microrganismo sarà eliminato “fisiologicamente”.

1. Rogers GB, Hoffman LR, Carroll MP, Bruce KD. Interpreting infective microbiota: the importance of an ecological perspective. Trends Microbiol. 2013 Jun;21(6):271-6

Dott.ssa Ersilia Fiscarelli Microbiologia della Fibrosi Cistica, Ospedale Bambino Gesù, Roma


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