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30 Maggio 2008

Fecondazione assistita in donne FC: a carico del Servizio Sanitario Nazionale?

Autore: Viviane
Domanda

Buon giorno, vorrei sapere se i costi per la fecondazione assistita in donne fc, a causa dell’ipofertilità per muco cervicale più denso del normale, rientra nell’esenzione, potendo essere l’ipofertilità uno dei tanti sintomi della FC. Quindi, vorrei sapere se le persone fc che hanno un problema di infertilità dovuta alla malattia e che intendono ricorrere alla fecondazione assistita devono pagare il costo per la fecondazione o se rientra nell’esenzione. Grazie

 

Risposta

Abbiamo fatto fatica a trovare una risposta conclusiva sul problema posto, perché in realtà non c’è una normativa chiara in proposito. Pertanto, cerchiamo di offrire un ragionamento interpretativo della legislazione vigente.

Un primo spunto è dato dalla legge speciale 548/93 che dà disposizioni in merito alle cure per la fibrosi cistica. Quella legge lascia intendere che ogni bisogno sanitario relativo alla malattia, ai suoi effetti e alle sue complicanze, sul piano diagnostico e terapeutico, debba trovare risposte a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), purchè quanto necessario sia documentato e prescritto da un Centro Regionale o da un Servizio di Supporto per la FC che sia regolarmente istituito e riconosciuto ai sensi della legge 548/93. L’ipofertilità femminile, come del resto l’infertilità maschile, rientra certamente tra i possibili effetti della malattia e pertanto, teoricamente, qualora sia certo che la limitazione riproduttiva sia legata alla condizione FC di uno dei componenti la coppia, i costi relativi agli interventi per superare i limiti di tale ipofertilità dovrebbero essere a carico del SSN.

Un secondo spunto, a nostro avviso più pertinente, viene dalla legge 19 febbraio 2004, n.40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”. Quella legge, che molto ha fatto discutere, è più proiettata verso gli aspetti tecnici, ai divieti ed ai vincoli di liceità della pratica procreativa che non a quelli di natura assistenziale ed economica. Essa stabilisce che “Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l’impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione….” (Art 4, comma 1). Quindi, nel caso della fibrosi cistica, il Centro specializzato, con la consulenza di esperti competenti in materia, dovrebbe certificare questa condizione, relativa alla “coppia”. Il passaggio che più interessa l’aspetto economico è quello indicato all’ art. 6, comma 2: “Alla coppia devono essere prospettati con chiarezza i costi economici dell’intera procedura qualora si tratti di strutture private autorizzate”. Questo lascerebbe intendere che non vi siano costi economici a carico della coppia qualora le prestazioni vengano fatte presso strutture pubbliche autorizzate, anche se bisogna dire che la massima parte di tali prestazioni vengono fatte oggi presso strutture private. A questo proposito suggeriamo di leggere la risposta alla domanda del 15.04.08 “Centri per la fecondazione assistita in Italia”, in cui viene indicato, tra l’altro, che nei centri pubblici i costi sono in buona parte coperti dal SSN.

C’è poi una sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio dell’ottobre scorso che rinforza il concetto di infertilità come “malattia che causa sofferenza fisica e psicologica” (vedere in Progressi di Ricerca del 15.04.08: Ci sono cambiamenti nella legge sulla “fecondazione in provetta” e “diagnosi genetica dell’embrione”?) e la cura di una malattia per qualsiasi cittadino in Italia è, per il momento almeno, a carico SSN.

Per tornare alla FC, conosciamo ormai numerose donne con FC che hanno avuto gravidanze, portate a termine anche con buon esito. Tuttavia è la prima volta che, almeno a noi, capita di dover trattare questo aspetto del carico economico per la fecondazione assistita relativamente alla donna, ma certamente il problema si pone o si porrà anche nei confronti dell’uomo con FC e infertilità. Certamente dovremo maturare esperienza in materia, ma suggeriamo alla nostra gentile interlocutrice di utilizzare gli spunti normativi ed i concetti di principio che abbiamo tentato di indicare per far valere le proprie attese (i propri diritti) presso le strutture competenti.

 

G.M.


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