Sei in Home . Informati . Domande e Risposte . In presenza di sintomi, il sospetto di fibrosi cistica va sempre approfondito. Anche in caso di screening neonatale negativo

7 Febbraio 2023

In presenza di sintomi, il sospetto di fibrosi cistica va sempre approfondito. Anche in caso di screening neonatale negativo

Autore: Ilaria
Domanda

Ho un bambino di 17 mesi che, in base ai test genetici prenatali risulta eterozigote composto per le varianti c.489+3A>G e c.2476G>A. Lo screening neonatale ha dato, però, esito negativo. Sarebbe consigliabile eseguire comunque un test del sudore? Il bambino da mesi soffre spesso di affezioni delle vie respiratorie e di diarrea. È possibile che la sua sia una forma di FC non rilevabile allo screening neonatale? Grazie.

Risposta

Se interpretiamo correttamente le informazioni della domanda, questo bambino è stato sottoposto a “test genetici prenatali” (non ci è chiaro a che cosa si alluda) da cui è risultato portatore di due mutazioni del gene CFTR: la prima è conosciuta con la sigla corrente 621+3A->G (corrispondente a c.489+3A>G), è molto rara e determina effetti patogeni molto variabili; la seconda ha come sigla corrente E826K (c.2476G>A) e dispone di scarsissime segnalazioni scientifiche, in base alle quali viene messo in dubbio che sia una vera mutazione causante sintomi FC dal momento che è stata identificata in soggetti con patologie polmonari croniche (bronchiectasie, sarcoidosi), ma non in forme classiche di fibrosi cistica (vedi questo articolo scientifico).

Alla nascita il bambino è stato sottoposto a screening neonatale per FC, che non ha fatto scattare nessun allarme. Questo è possibile dal momento che alcuni protocolli di screening prevedono che venga indagato in prima battuta l’enzima pancreatico tripsina e se questo risulta nell’intervallo di normalità non si prosegua con l’esecuzione del test genetico. Altri protocolli prevedono invece l’indagine della tripsina e contemporaneamente il test genetico. Ma anche il test genetico che viene eseguito non è lo stesso in tutti i protocolli, per cui queste mutazioni particolari potrebbero non essere state incluse nel test a cui il bambino è stato sottoposto e quindi non essere state diagnosticate.
Tutto questo per spiegare che lo screening neonatale per fibrosi cistica è per sua definizione una procedura che fa da filtro (la parola screening vuol dire questo) e deve trattenere tra le sue maglie i casi sospetti di fibrosi cistica, lanciando un segnale d’allarme per attivare successive indagini finalizzate alla vera e propria diagnosi. Tra queste indagini diagnostiche la prima è il test del sudore, da eseguire presso un centro specializzato per FC.

In generale gli standard di cura suggeriti dall’European Cystic Fibrosis Society hanno indicato che la sensibilità dei programmi di screening neonatale per fibrosi cistica dovrebbe essere almeno del 95%, vale a dire che i falsi negativi non dovrebbero essere più del 5% (che equivale a dire 1 su 20). Non sono accessibili dati complessivi italiani, ma alcune indagini su Paesi europei confermerebbero questo dato, seppure con una discreta variabilità ascrivibile alla diversità delle strategie di screening usate (si consiglia la lettura di una risposta precedente, questa). Per un approfondimento, è interessante anche la lettura dell’esperienza della regione Toscana che abbiamo raccontato in questa pagina del sito. Infine alcune ricerche sembrano indicare come sfuggano allo screening le forme di fibrosi cistica “non classica”, in cui le mutazioni sono rare o d’incerta classificazione: ne abbiamo parlato qui.

Ci chiediamo però se il risultato dei “test genetici prenatali” sia stato segnalato al momento della nascita del bambino: questo avrebbe giovato, anche perché comunque è opportuna la conferma post-natale del test genetico. E a questo punto, data la presenza di sintomi conclamati (sono riferite affezioni respiratorie e diarrea), è indispensabile al più presto l’esecuzione del test del sudore, informando i medici del centro, oltre che dei sintomi, anche del risultato dei test genetici. Perché questa risposta abbia utilità generale, sottolineiamo la necessità-opportunità di non escludere il sospetto di fibrosi cistica, ma approfondirlo con gli accertamenti opportuni SEMPRE quando vi siano sintomi compatibili, anche se vi è nozione che il lattante o bambino o ragazzo siano risultati negativi allo screening alla nascita.

Dott.ssa Graziella Borgo, clinico FC e genetista


Se hai trovato utile questa risposta, sostieni la divulgazione scientifica

Dona ora