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1 Luglio 2020

Kaftrio/Kalydeco (Trikafta): bloccare la malattia o rallentarne il decorso?

Autore: Delia
Argomenti: Nuove terapie
Domanda

Buongiorno, sono una ragazza di 22 anni affetta da fibrosi cistica che fortunatamente rientra nei candidati ad assumere Kaftrio. È proprio relativamente a quest’ultimo che vi scrivo, avendo appreso poco fa la bellissima notizia relativa al parere positivo del CHMP europeo di EMA. Come tutti, non vedo l’ora di averlo tra le mani per poterlo assumere e dare una svolta alla mia vita. La domanda che vi pongo può sembrare forse un po’ bizzarra ma per me, e penso anche per altri che come me vivono tutto ciò, è di fondamentale importanza. Vorrei capire quali sono i risultati attendibili dei modulatori di CFTR e di Kaftrio in questo caso: hanno davvero l’effetto di “bloccare la malattia” o quello di “rallentarne il decorso”? La differenza è enorme: chiedo, per evitare false aspettative, che mi porterebbero a illudermi e poi rimanerci molto molto male. Vorremmo vederci fuori da questo tunnel, che è la malattia dalla sera alla mattina, e ora che vediamo questo spiraglio di luce è facile cadere nell’idealizzare un farmaco di questa portata, che è sicuramente molto promettente ma che non è detto abbia gli effetti di blocco e quindi di cura definitiva che, per dire, io (e non solo io) mi aspetto. Vi ringrazio anticipatamente.

Risposta

È questa una domanda, carica di attesa ma anche di saggezza, che richiede uno speciale complimento a chi l’ha posta.
Su questo farmaco (meglio, combinazione di farmaci: Kaftrio/Kalydeco, nome che sostituisce in Europa quello americano di Trikafta), recentemente valutato con giudizio favorevole dal Comitato Europeo di cui parla la domanda (1), non sappiamo ancora tutto ma abbastanza per definirlo un regime terapeutico che rappresenta un salto in avanti importante nelle cure della fibrosi cistica. Conosciamo i risultati di due studi clinici di fase III, che hanno permesso di richiederne l’approvazione alle autorità regolatorie per i farmaci (FDA nel Nordamerica, EMA in Europa). Quei due studi, conclusi nel 2019, hanno sortito un miglioramento di molti parametri clinici, ma in particolare del cosiddetto FEV1, che rappresenta lo stato funzionale dei polmoni, in persone con FC di 12 o più anni con un FEV1 maggiore del 40%. In media il FEV1 è aumentato abbastanza rapidamente del 10% rispetto al valore di partenza nei soggetti FC con due copie della mutazione F508del (omozigoti, trattati per 4 settimane) e del 14% in quelli con una sola copia della stessa mutazione (eterozigoti composti, trattati per 24 settimane). Si vedano su questo sito dettagli di commento alle pubblicazioni relative a quei due studi (2). Ma conosciamo anche molti casi di soggetti con FC che assumono da tempo il Trikafta per uso compassionevole, avendo una situazione respiratoria piuttosto compromessa (FEV1 inferiore a 40%) (sono più di 200 in Italia e hanno età di 12 o più anni) e sappiamo che nel complesso ne hanno ricavato sensibile beneficio. Attendiamo tuttavia l’avvio di uno studio clinico (promosso da FFC), detto di fase IV, per poter verificare e documentare scientificamente la sua tollerabilità e la sua efficacia nel lungo termine in una condizione di malattia avanzata.

Va detto che questa combinazione di farmaci è stata finora comunicata soprattutto come media di risultati e che la media è un parametro rappresentativo di una grande varietà di risultati. Sappiamo peraltro che la grande maggioranza dei casi ha ottenuto beneficio clinico assai sensibile, tale da modificare anche sostanzialmente la qualità della loro vita. Sappiamo anche che una parte assai più piccola di quelle persone malate hanno avuto minore o scarso beneficio. Questo può dipendere da molti fattori, che ancora bene non conosciamo. Crediamo che si debba comunque valutare la terapia nel lungo termine e nelle diverse condizioni di malattia, accettando che al momento essa sta comunque offrendo grandi chances per modificare la vita delle persone malate.
La risposta chiave della domanda (blocca o rallenta?) richiede l’attesa dei tempi lunghi: ma intanto questa è oggi una terapia che fa misurare un grande passo in avanti, che va utilizzato presto e in pieno.

1) KAFTRIO/KALYDECO (la versione europea di Trikafta): parere positivo del Comitato per i Medicinali di Uso Umano (CHMP), nell’ambito di EMA, per l’impiego in persone con FC di 12 o più anni e almeno una copia di mutazione F508del, 26/06/2020
2) Trikafta (elexcaftor – tezacaftor – ivacaftor) in due studi clinici di recente pubblicazione: tappa importante di un lungo percorso di ricerca verso terapie di radice della fibrosi cistica, 11/11/2019

G. M.


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