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30 Maggio 2022

La disinfezione a domicilio degli strumenti per la fisioterapia respiratoria

Autore: Vittorio
Argomenti: Disinfezione
Domanda

Salve, vorrei avere la vostra opinione riguardo l’utilizzo di acido ipocloroso in luogo dell’ipoclorito di sodio per la disinfezione degli strumenti per le terapie inalatorie e fisioterapia. Come da manuale, da non addetto ai lavori e incuriosito da siti opportunisti che pubblicizzano il primo, detto anche cloro attivo, come più efficace e per nulla dannoso rispetto all’ipoclorito di sodio, eventuali rimasugli della soluzione disinfettante dovuti ad una asciugatura non perfetta potrebbero non creare problemi durante l’inalazione (il risciacquo vanificherebbe la disinfezione; non che piccoli residui di ipoclorito sembrino creare problemi). Da quanto sembrerebbe da alcuni prodotti pubblicizzati, esso non è dannoso per ferite e mucose in quanto sarebbe la stessa forma di cloro prodotta negli organismi viventi. Una difficoltà a trovare eventuali prodotti validi è che è difficile da produrre in soluzione stabile, anche se rispetto a qualche anno fa ora si iniziano a trovare prodotti con residui di ipoclorito estremamente bassi. Esistono diverse formulazioni di acido ipocloroso “puro” (basso residuo di ipoclorito dovuto alle reazioni di equilibrio), utilizzate tra l’altro per la disinfezione di ambienti durante la pandemia Covid-19: si presuppone quindi che non dovrebbe essere dannosa l’inalazione accidentale a basse concentrazioni. Trovo anche applicazioni disinfettanti per ferite e prodotti oftalamici. Eventualmente quali sono i prodotti a base di acido ipocloroso puro che potrebbero sostituire la comune amuchina in soluzione e a quali concentrazioni e tempi di ammollo? Da quanto si legge in rete sembra essere immediato e non richiede i famosi 15 minuti al 5% di ipoclorito. Poi una curiosità: è la stessa forma che il difetto della proteina CFTR blocca sull’epitelio bronchiale? Grazie per le vostre considerazioni, sperando che il nostro mettervi a dura prova (anche di nervi) dia una mano anche a chiarire dubbi da disinformazione.

Risposta

Poiché il tema sollevato è sicuramente di interesse ci sembra necessario passare in rassegna brevemente le linee guida a cui si attengono i Centri per la cura della fibrosi cistica (qui). Le linee guida sono state pubblicate nel 2014 e hanno introdotto diverse novità rispetto alle precedenti del 2003. Se ci riferiamo al problema della disinfezione a domicilio degli strumenti per la terapia inalatoria e di quelli usati per la clearance delle secrezioni bronchiali, le linee-guida suggeriscono di utilizzare i seguenti metodi.

  1. I metodi a calore includono l’immersione in acqua bollente per 5 minuti, il lavaggio in lavastoviglie, se la temperatura dell’acqua si mantiene almeno per 30 minuti a una temperatura maggiore di 70 °C, l’immersione in acqua nel forno a microonde (2,45 Ghz) per 5 minuti o l’uso degli sterilizzatori elettrici dei biberon.
  2. I metodi a freddo includono l’immersione in alcol etilico o isopropilico al 70-90% per 5 minuti o l’immersione in perossido di idrogeno al 3% (acqua ossigenata 10 volumi) per 30 minuti.

Ovviamente è necessario: a) assicurarsi che il materiale di cui è costituita la strumentazione sia compatibile con ognuno dei metodi indicati; b) la disinfezione va preceduta dal lavaggio degli strumenti con acqua e sapone; c) nel caso della disinfezione con metodi a freddo, gli strumenti subito dopo devono essere risciacquati con acqua sterile (acqua bollita per 5 minuti) o acqua filtrata (filtro con fori di diametro inferiore ai 2 micron); d) gli strumenti vanno poi ben asciugati all’aria.
Le linee-guida sconsigliano l’uso della soluzione di ipoclorito allo 0,5% (o Amuchina MD al 10% per 10 minuti), poiché uno studio (questo) ha dimostrato che usando questo metodo di disinfezione, il numero di batteri patogeni della fibrosi cistica presenti sui nebulizzatori non veniva significativamente ridotto. Diversamente dalle linee-guida pubblicate negli USA, i vari documenti italiani sulla disinfezione riportano comunque l’efficacia dell’ipoclorito di sodio. È possibile perciò che i suggerimenti dei Centri italiani in merito all’uso di quest’ultimo siano differenti da centro a centro.

Il nostro orientamento è che siano da usare, tra i metodi a freddo, le soluzioni alcoliche e l’acqua ossigenata, come sopra indicato, perché lo studio citato ha verificato specificamente la condizione di disinfezione dei nebulizzatori per le persone con fibrosi cistica e perciò relativamente ai microorganismi patogeni della malattia.
Benché l’acido ipocloroso abbia trovato impiego come disinfettante per le piscine e delle superfici anche per il COVID-19, non conosciamo il suo effetto sui principali microorganismi della fibrosi cistica e pertanto è preferibile usare i disinfettanti suggeriti dalle linee-guida. È importante inoltre consultare i fisioterapisti e i medici del Centro per tutte le questioni che interessano la prevenzione e il controllo delle infezioni in ambiente domestico o ospedaliero.

Dott. Cesare Braggion, Direzione scientifica FFC Ricerca


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