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30 Aprile 2014

Presenza di batteri nel sangue: batteriemia e setticemia. A proposito di Burkholderia cepacia

Autore: Ivana
Domanda

È possibile trovare la cepacia nel sangue?

Risposta

Immaginiamo che la domanda si riferisca ad una condizione possibile nella fibrosi cistica.

Premettiamo che il sangue è normalmente sterile. Occasionalmente, si può osservare una fugace presenza di batteri nel torrente circolatorio, in genere come conseguenza della immissione di batteri in circolo in seguito a traumi di varia natura, che includono anche interventi chirurgici e avulsioni dentali. Si tratta in genere di episodi fugaci e che non richiedono particolari interventi medici, salvo che non si debba intervenire chirurgicamente in zone dell’organismo riccamente popolate da batteri e, quindi, con presumibili notevoli immissioni in circolo di batteri. Si parla in tal caso di batteriemia transitoria. La batteriemia peraltro può talora testimoniare il transito di batteri da un preciso focolaio di infezione ben localizzato verso altri organi, che possono venire pure infettati. Si parla invece di setticemia o sepsi quando il sangue viene invaso, a partire da un focolaio di infezione, da quantità massicce di batteri che possono immettere in circolo tossine in grande quantità, con conseguenze importanti per lo stato di salute: è una condizione che si realizza in genere quando l’organismo ha sostanzialmente ridotto le sue capacità di difesa immunitaria.

Nella fibrosi cistica è assai rara l’invasione di batteri nel sangue. Anche in casi di importante e duratura infezione broncopolmonare (per esempio da Pseudomonas aeruginosa), la disseminazione di batteri e quindi l’invasione di altri organi è del tutto eccezionale. Questo è vero anche per il batterio Burkholderia cepacia, che si mantiene in genere a lungo attivo solo a livello broncopolmonare. Tuttavia, questo è il batterio che in alcuni casi, e per ragioni per lo più sconosciute, può superare la barriera polmonare e diffondersi nel circolo sanguigno. Il rilievo della sua presenza nel sangue attraverso un esame chiamato “emocultura” rappresenta un segno di allarme, perché può essere l’avvio di una condizione di sepsi che, per questo batterio, può essere una complicanza piuttosto seria.

G. M.


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