Comprendiamo e condividiamo le sue aspettative. Abbiamo poco da aggiungere a quanto già detto nella precedente risposta (
qui).
Per quanto riguarda gli
effetti di Kaftrio occorrono alcune precisazioni.
a) Come per tutti gli altri farmaci la
risposta individuale al farmaco è
variabile, da molto buona e “straordinaria” a modesta e anche insufficiente. Se consideriamo gli effetti ottenuti da Kaftrio negli eterozigoti con una mutazione F508del e una mutazione a funzione minima e, in particolare, l’incremento del FEV1,
il suo incremento medio nelle persone trattate è di circa 14 punti di percentuale predetta. Alcune persone hanno avuto un guadagno anche maggiore, ma circa il 20% delle persone trattate hanno avuto un aumento del FEV1 inferiore ai 5 punti di percentuale predetta. Molte sono le ragioni, di
natura genetica, di questa variabilità nella risposta a un farmaco: una di queste è probabilmente la presenza di una diversa mutazione nel secondo allele.
b) Se consideriamo il
recente studio sugli effetti di Kaftrio in chi aveva sul secondo allele una mutazione di
gating o a funzione residua, osserviamo una risposta diversa,
in dipendenza dal tipo della mutazione sul secondo allele. L’incremento medio del FEV1 ottenuto in 8 settimane di trattamento con Kaftrio rispetto al trattamento con Kalydeco o Symkevi era in tutti di 3,5 punti di percentuale predetta ma di 5,8 e 2,0 punti di percentuale predetta in coloro che avevano rispettivamente una mutazione di
gating o una mutazione a funzione residua sul secondo allele.
I modulatori della proteina CFTR, e in particolare Kalydeco e Kaftrio, hanno portato un
sicuro vantaggio clinico alle persone con mutazioni responsive ai due farmaci. Abbiamo peraltro bisogno di comprendere le ragioni alla base della variabilità individuale di risposta. Quest’ultima suggerisce anche che il restante trattamento della malattia deve avere
continuità nel tempo.