Abbiamo detto che l’’approvazione da parte di FDA dell’uso di Kalydeco per una serie di 23 mutazioni con funzione residua, tra cui supponiamo ci sia anche D579G (manca nell’ultimo comunicato Vertex l’elenco preciso di quali siano queste mutazioni e si veda a questo proposito altra risposta sull’argomento [1]), ha seguito un percorso abbastanza inusuale. In pratica non è basata, come tutte le altre approvazioni, sui risultati di uno studio clinico controllato su malati FC, ma su “prove di efficacia condotte
in vitro, e supportato da cinque anni di dati positivi sull’uso del Kalydeco, dimostratosi nella vita quotidiana dei malati farmaco di notevole sicurezza ed efficacia”.
Perciò non sappiamo al momento come si comporteranno rispetto a questo precedente le agenzie regolatorie europee. È possibile anche che siano in preparazione nuovi studi clinici da cui risulti l’efficacia di Kalydeco come monoterapia per mutazioni CFTR con funzionalità residua, e quindi utili a produrre le prove abitualmente richieste. Il razionale per l’uso di un potenziatore nel caso di queste mutazioni c’è sicuramente, la difficoltà resta nel fatto che questi trial sono difficili da realizzare, perché è difficile mettere insieme molti malati che abbiano la stessa mutazione con funzione residua e perché, anche all’interno di soggetti con la stessa mutazione, la risposta residua può avere caratteristiche variabili molto individuali.
1. Ragioniamo sulla potenziale efficacia di Kalydeco in soggetti FC con genotipo includente almeno una mutazione CFTR che consente una funzione residua, 16/06/2017