L’analisi molecolare alla base del test genetico per la ricerca di mutazioni del gene CFTR si effettua con tecniche diverse, dette di primo, secondo, terzo livello (1); con il crescere del livello cresce la capacità di identificare le mutazioni del gene. Supponiamo che in questo caso sia stato effettuato un test di primo livello che esamina solo il pannello delle più frequenti mutazioni del gene CFTR, così si fa in genere in molti protocolli per lo screening neonatale. Un test di primo livello “in genere” identifica non più del 90% delle mutazioni del gene CFTR. Diciamo in genere perché ci sono delle variabili che solo il centro di screening o il laboratorio di genetica conoscono: infatti, poiché nella maggior parte dei casi c’è un centro screening per regione, le mutazioni incluse nel pannello adottato dal centro potrebbero comprendere quasi tutte quelle dei nati affetti in quella regione, nel qual caso la capacità di identificazione del test (
detection rate) sarebbe da considerare anche maggiore del 90%. Ma adottando il limite prudenziale del 90%, significa che rimane un 10% di mutazioni più rare non inserite nel pannello e che il test non diagnostica. Significa che accanto alla F508del, già identificata in questo caso, potrebbe essercene una seconda e questo comporterebbe lo stato di malattia fibrosi cistica. Di qui la necessità di eseguire il test del sudore, il cui risultato, a prescindere dal risultato del test genetico, nella maggior parte dei casi distingue bene lo stato di portatore dallo stato di malattia.
1) Anche dopo tre livelli di indagine genetica non sempre è possibile identificare al 100% le mutazioni del gene CFTR, 17/12/2015