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8 Febbraio 2010

Una nonna longeva: 106 anni e infezione urinaria da Pseudomonas multiresistente

Autore: Antonio
Argomenti: Antibiotici, Pseudomonas
Domanda

Ad un soggetto femminile di 106 anni (appena compiuti!!) in ripetuta terapia con svariati antibiotici contro la Pseudomonas (frequenti infezioni urinarie mai completamente debellate) è stata repertata, a seguito di antibiogramma, la resistenza a tutti gli antibiotici in esso inseriti. Esiste qualche associazione farmacologica o nuovo ritrovato che possa contrastare l’infezione? Ringrazio anticipatamente

Risposta

Intanto non possiamo non felicitarci con una nonna che ha appena compiuto 106 anni.

Non è in causa probabilmente la fibrosi cistica ma il nostro interlocutore ha pensato di rivolgersi a questo sito perché la tematica dello Pseudomonas, su cui pone la questione, è diffusamente in esso trattata. In realtà la Pseudomonas aeruginosa è un batterio che interessa persone e situazioni anche diverse dalla fibrosi cistica. In questa malattia il batterio occupa in genere le vie respiratorie; al di fuori della FC può interessare vari organi, soprattutto in soggetti che hanno debilitazione delle difese antibatteriche. Le vie urinarie sono tra gli organi che possono ospitare un’infezione cronica da Ps aeruginosa, specie nelle donne e specie negli anziani (1). In un’infezione urinaria, che immaginiamo cronica con esacerbazioni, questo batterio può diventare resistente a molti antibiotici ed anche a tutti quelli attualmente disponibili. Ciò può essere certamente dovuto all’uso obbligato di reiterati cicli antibiotici per combattere le esacerbazioni, alle particolari condizioni di ristagno dell’urina in una persona anziana, ma anche perché il batterio si è creato nel tempo un suo sistema di difesa contro il sistema di difesa dell’organismo, soprattutto con l’elaborazione di quella sua barriera protettiva che si chiama “biofilm” (2).

In queste condizioni di multi- o toti-resistenza gli antibiotici hanno un potere molto limitato: certamente non eliminano il batterio, ne possono solo ridurre la vitalità e la virulenza almeno per un certo periodo. In queste situazioni si usano associazioni varie di antibiotici: ad esempio, associazioni di un antibiotico aminoglicoside, preferibilmente tobramicina ma non solo, con un antibiotico della famiglia delle penicilline (ceftazidime, piperacillina, meropenem) o con l’aztreonam, oppure si ricorre alla colimicina più o meno associata con piperacillina o meropenem. Tuttavia, va ben precisato che questi antibiotici, tutti da somministrare per iniezione, anche endovenosa (gli aminoglicosidi e la colimicina in particolare) comportano un certo rischio di tossicità renale, che annullerebbe l’ipotetico beneficio dell’azione antibatterica. Naturalmente, in questi casi sono stati in genere ampiamente usati anche alcuni farmaci per via orale, come i chinolonici (ex. ciprofloxacina) e il trimetroprim-sulfametazolo, verso i quali lo Pseudomonas è diventato resistente. Nelle infezioni urinarie da catetere è stato segnalato successo con un lavaggio della vescica con amikacina, risparmiando l’eventuale insulto della via generale (3). Dunque, il medico sarà molto prudente nel somministrare antibiotici o loro associazioni in queste situazioni, giocando su un saggio equilibrio tra il curare l’infezione e non procurare danni secondari importanti.

1. Maskell RM. The natural history of urinary tract infection in women. Med Hypoteses. 2010 Jan 9 (Epub).

2. Falagas ME, et al. Outcome of antimicrobial therapy in documented biofilm-associated infections: a review of the available clinical evidence. Drugs. 2009;69:1351-61

3. Zacharias S, et al. A comparative study to assess the effect of amikacin sulphate bladder wash on catheter-associated urinary tract infection in neurosurgical patients. Indian J Crit Care Med. 2009;13:17-20.

G.M.


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