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25 Marzo 2015

Cisteamina: ancora presto per il suo impiego terapeutico in FC

Autore: Anna
Argomenti: Nuove terapie
Domanda

Buongiorno, torno a scrivervi per chiedervi se la bellissima notizia sulla ricerca del Prof. Maiuri sul possibile uso di Cisteamina in combinazione con integratore alimentare potrebbe giovare soltanto ai pazienti con la mutazione DF508 o a tutti, a prescindere dalle mutazioni che portano. Grazie mille e buon lavoro.

 

Risposta

La cisteamina è una sostanza impiegata come farmaco per trattare una malattia metabolica congenita rara, la cistinosi nefropatica. Vi sono stati recentemente studi che hanno riscontrato una certa attività del farmaco nei confronti della fibrosi cistica. Secondo tali studi la cisteamina sarebbe in grado di ripristinare nelle cellule FC provenienti da topi CF o da malati di fibrosi cistica la cosiddetta “autofagia”, funzione alquanto depressa nei malati FC con mutazione DF508. L’autofagia è una funzione che consente alle cellule di liberarsi dall’accumulo di materiale proteico che le danneggia portandole a morte precoce (la morte delle cellule è chiamata “apoptosi”). Nella FC la proteina CFTR alterata a causa della mutazione DF508 viene accumulata nel cosiddetto “reticolo endoplasmico” con danno della cellula e compromissione della funzione autofagica. Il ripristino di funzione autofagica ad opera della cisteamina, attraverso un sistema complesso di processi metabolici, avrebbe come conseguenza sia quella di ridurre la condizione di infiammazione sia quella di consentire alla proteina CFTR mutata DF508 di lasciare il reticolo endoplasmico e raggiungere la membrana cellulare per svolgere la sua funzione di trasporto di anioni. Questo recupero operato da cisteamina verrebbe rinforzato e mantenuto più a lungo aggiungendo una sostanza di origine vegetale l’epigallocatechin gallato (l’integratore alimentare di cui parla la domanda). Su questi eventi si troveranno più dettagliate informazioni su questo sito in: Cisteamina ed epigallocatechin gallato: una proposta per recuperare funzione CFTR e ridurre l’infiammazione CF (Progressi di ricerca 18.11.14).

Pertanto, per rispondere alla domanda, dobbiamo dire due cose. 1. L’azione della cisteamina è stata studiata solo in cellule, in modelli animali e in un piccolo numero di pazienti che avevano la mutazione DF508 allo stato omozigote, mentre nessuna informazione abbiamo per altro tipo di muazioni. 2. Questi risultati, pur alquanto interessanti, attendono verifiche di riproducibilità ed al momento non vi sono ragioni sufficienti per impiegare a scopo terapeutico cisteamina ed epigallocatechin gallato in malati FC.

Merita anche ricordare che cisteamina ha sollevato interesse di studio e di promozione industriale anche per alcune sue proprietà mucolitiche ed antibatteriche: con esperimenti in vitro. Si veda in proposito: Cisteamina proposta come farmaco antimicrobico e mucolitico in FC (su questo sito in “Progressi di Ricerca, 15.12.14) e anche Possibile nuova prospettiva di impiego di cisteamina in FC: effetti antimicrobici e mucolitici in vitro (Domande e risposte, 09.12.14). Questo eventuale impiego di cisteamina ovviamente prescinderebbe dalla presenza di DF508 in chi assumerebbe il farmaco.

Ci sentiamo peraltro di invitare ad una prudenza di attesa nei confronti di una molecola che viene prospettata con così molteplici funzioni terapeutiche. Qui la ricerca ha il suo campo di azione cruciale. Le evidenze iniziali di un certo effetto terapeutico, soprattutto a livello di esperimenti in vitro o preclinici, richiedono approfondimenti ulteriori e soprattutto conferme in altri laboratori e altri contesti sperimentali, che al momento mancano.

 

G. M.


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