Buongiorno, vorrei fare delle riflessioni sugli effetti degli antibiotici sull’organismo. Da paziente FC con infezioni croniche e multiresistenti, ho notato che l’uso di antibiotici, nonostante l’assodata resistenza al principio attivo su antibiogramma dell’espettorato, comporta durante l’assunzione un forte miglioramento delle condizioni generali (riduzione di muco, riduzione astenia, maggiore forza, benessere generale, come enfatizzazione dell’effetto di un farmaco correttore già assunto… cambia sensibilmente la qualità di vita in quel periodo).
Al termine del ciclo (anche di un antibiotico blando e resistente), dopo una decina di giorni si ristabilisce lo status medio di salute: muco più abbondante e purulento, astenia, sensazione di infiammazione generalizzata, molto tempo da dedicare al drenaggio autogeno e alle terapie, etc, con cui si cerca di convivere il più possibile fino alla successiva necessità di antibiotico.
Se si ipotizza che sulla carica batterica l’antibiotico non ha granché effetto, come mai si hanno dei sensibili miglioramenti durante la sua assunzione? C’è qualcosa di metabolico o di mediazione infiammatoria che viene influenzata dall’antibiotico che comporta una riduzione della propria produzione di muco?
In caso affermativo, si può emulare in altro modo questo effetto senza ricorrere all’uso frequente di antibiotici?
So che è una domanda molto vaga, ampia e contorta, e magari questi effetti non si verificheranno per sempre, so che in molti casi gli antibiotici non cambiano lo stato di salute in generale, in dipendenza magari anche dal tipo di antibiotico o dallo stato di avanzamento della malattia e di resistenze ancora più marcate. Se però ci fossero effetti secondari positivi che determinati antibiotici possano innescare sul singolo paziente (magari diversi da caso a caso), si potrebbero attuare miglioramenti delle strategie di mantenimento, che potrebbero fare la differenza sulla qualità di vita? Grazie per i vostri chiarimenti.