Per rispondere al quesito di chi ci scrive abbiamo fatto delle ricerca in letteratura sull’equilibrio psicologico delle persone con fibrosi cistica e l’assunzione dei farmaci modulatori.
Abbiamo trovato alcuni studi che segnalano un’accentuazione dei sintomi di ansia e depressione in alcune persone con fibrosi cistica che stavano assumendo l’Orkambi (lumacaftor/ivacaftor). In particolare, questo studio raccoglie pochi casi, tre adulti e un adolescente, che già assumevano farmaci specifici per questi sintomi prima di avviare la terapia con il modulatore. E mostra come tale rilievo non è stato associato alla somministrazione di tutti gli altri modulatori della proteina CFTR, compreso il Kalydeco (ivacaftor).
In un altro studio (questo) invece, l’autore riporta un peggioramento di ansia e depressione fino a tentativi di suicidio in 5 adolescenti femmine, di cui solo 2 già in terapia specifica prima di assumere l’Orkambi. In quasi tutti i casi i sintomi miglioravano inserendo o adeguando la terapia per l’ansia-depressione (aumento di dosaggio o inserimento di farmaci alternativi) e sospendendo la terapia con modulatore. Gli autori di queste segnalazioni hanno discusso di due aspetti. Da un lato l’interferenza farmacologica tra l’Orkambi e i farmaci per ansia-depressione è probabilmente la ragione che spiega l’aumento dei sintomi in coloro che erano già in terapia con farmaci psichiatrici. È noto infatti che sia l’Orkambi che i farmaci usati per ansia-depressione sono metabolizzati a livello epatico e hanno un effetto inibente o inducente il citocromo P450. Vertex, l’azienda produttrice dell’Orkambi, avverte che può essere necessario un aumento della dose degli antidepressivi nel caso di uso simultaneo del modulatore con questi farmaci. Dall’altro, un’ipotesi solo speculativa perché priva di evidenze è quella che i modulatori possano avere un effetto diretto sul sistema nervoso centrale (SNC), dove possono agire poiché la proteina CFTR è presente anche in questo distretto. Questo rimane un ambito ancora poco studiato.
Per quanto riguarda il Kaftrio (ivacaftor/tezacaftor/elexacaftor), al momento solo una segnalazione (qui) ha evidenziato l’associazione della somministrazione del farmaco non tanto con un peggioramento dell’ansia-depressione bensì con un peggioramento di una psicopatologia piuttosto complessa, preesistente alla terapia con il modulatore.
È noto che ansia e depressione sono abbastanza comuni nelle persone con fibrosi cistica, specie adulte, tanto che un consenso di esperti ha suggerito di fare uno screening annuale con questionari ad hoc a partire dall’età di 12 anni per identificare ansia e depressione e avviare un trattamento (qui un approfondimento). La letteratura si è occupata e si occupa anche dei disturbi dell’alimentazione, comuni in età pediatrica, legati alla FC. Non si tratta tanto di disturbi della sfera psichica quanto piuttosto di comportamenti oppositivi che possono però essere anche causa di malnutrizione. Infine, recentemente è stata segnalata in adulti con FC una frequenza aumentata di disturbi a tipo iperattività e difetto di attenzione (nella letteratura anglosassone indicati come attention deficit hyperactivity disorder – ADHD). Qui e qui gli studi scientifici. Si tratta in questi casi di una diagnosi di probabile ADHD, infatti sono stati somministrati questionari specifici ma l’iter diagnostico, piuttosto complesso, non è stato completato. Gli autori hanno discusso sulle possibili cause di questa patologia, attribuendola o alla proteina CFTR difettosa presente anche nel sistema nervoso centrale o a un effetto diretto di molecole infiammatorie anche sul SNC o all’adattamento difficile a una malattia e soprattutto a una terapia complessa quotidiana.
Un gruppo di psichiatri e psicologi americani ha proposto recentemente una interessante e completa messa a punto (qui) sui metodi di valutazione e gli interventi da mettere in atto per promuovere il benessere emotivo in età pediatrica, che suggeriamo ai medici dei Centri.
Non abbiamo trovato segnalazioni sui disordini dello spettro autistico associati alla fibrosi cistica. Ci sembra perciò di poter concludere che non vi sono elementi di sospetto su una relazione tra i disturbi dello spettro autistico segnalati da chi ci ha posto la domanda e la somministrazione, per quanto precoce, del Kalydeco. Crediamo che i Centri debbano mantenere sempre alta l’attenzione sull’equilibrio psicologico delle persone con fibrosi cistica, durante tutte le fasce di età, e che sia perciò importante che le figure professionali di psicologi e/o psichiatri facciano parte del team multiprofessionale o collaborino strettamente con esso.