La terapia con acido ursodesossicolico (UDCA), è in effetti l'unica possibilità attualmente disponibile per il trattamento della epatopatia associata alla Fibrosi Cistica (FC). Si tratta di una manifestazione meno frequente della compromissione polmonare e pancreatica, ma che è divenuta di più frequente osservazione proprio perché, come nel caso della bambina della domanda, vengono eseguiti periodicamente esami per controllare lo stato del fegato. Più o meno rilevante interessamento del fegato viene riscontrato in circa il 25-30 % dei pazienti, non si manifesta con disturbi o segni particolari e la sua presenza quindi deve essere attivamente ricercata ad ogni visita di controllo (attraverso la valutazione delle dimensioni del fegato) e, periodicamente andando a valutare gli esami del sangue indicativi di sofferenza del fegato e la sua struttura mediante ecografia addominale.
Lo sviluppo di epatopatia è in gran parte attribuito alla ostruzione dei duttuli biliari da parte di secrezioni abnormemente viscose; anche se ciò tende a verificarsi solo in alcune aree del fegato, mentre altre vengono risparmiate, il deflusso della bile dal fegato può risultare rallentato e difficoltoso, con conseguente sofferenza epatica.
In circa il 10 % dei pazienti, le lesioni epatiche, sia pur lentamente, progrediscono fino a uno stato di cirrosi, la milza aumenta di volume per la difficoltà che il sangue ha ad attraversare il fegato così danneggiato e si instaura una ipertensione portale, che rappresenta il problema epatico clinicamente più rilevante nei pazienti FC (3% dei casi). L'insufficienza epatica è invece rara e tardiva, in quanto la funzione epatica viene a lungo conservata ed è raramente necessario dover ricorrere al trapianto di fegato.
Proprio per cercare di prevenire o rallentare l'evoluzione del danno epatico si ricorre alla somministrazione di acido ursodesossicolico: si tratta di un acido biliare sintetizzato dal fegato dell'uomo in piccole quantità e che rispetto ad altri acidi biliari presenti nell'organismo ha alcune proprietà molto vantaggiose: stimola la secrezione della bile, rendendola più fluida, non esercita effetti tossici sulle membrane cellulari.ed è privo di effetti collaterali. Nei pazienti con FC la terapia con acido ursodesossicolico ha indotto diversi effetti benefici (miglioramento degli indici di funzionalità epatica, del deflusso della bile e delle lesioni istologiche epatiche), ma non è ancora stato possibile chiarire se in effetti la sua somministrazione prolungata sia in grado di arrestare l'evoluzione della malattia epatica, riducendone le complicanze, né se essa sia efficace a scopo preventivo.
La mancanza di queste informazioni induce quindi a non utilizzare l'acido ursodesossicolico in tutti i pazienti affetti da FC, ma solo in quelli con una malattia epatica adeguatamente diagnosticata (secondo criteri clinici, biochimici ed ecografici). Ovviamente, se l'obiettivo della terapia è quello di arrestare la progressione della epatopatia, la terapia dovrebbe essere iniziata non appena essa viene diagnosticata, perché solo le lesioni epatiche precoci sono probabilmente reversibili, e proseguita a lungo termine.
Colombo C, et al. Liver disease in cystic fibrosis. JPGN. 2006;43:S49-S55
Prof. Carla Colombo
Direttore del Centro FC della Lombardia, Milano
Studiosa ed esperta di epatopatia CF)