Pratica di desensibilizzazione rapida nei casi di reazioni di ipersensibilità non immediate agli antibiotici

Pratica di desensibilizzazione rapida nei casi di reazioni di ipersensibilità non immediate agli antibiotici

Parecchi pazienti che ricevono ripetuti trattamenti antibiotici possono presentare reazioni di ipersensibilità di tipo immediato, cioè dopo pochi minuti o qualche ora dall’inizio della somministrazione (eruzioni cutanee di vario tipo, prurito, broncocostrizione, edema della glottide, eccezionalmente shock anafilattico): sono queste le reazioni più importanti, basate su un meccanismo immuno-allergico di tipo immediato: esse richiedono grande attenzione e in genere obbligano a rinunciare all’antibiotico che le ha determinate. Vi sono poi reazioni più tardive, con caratteristiche simili, che possono essere prevenute con un intervento di desensibilizzazione che può ristabilire la tolleranza verso quell’antibiotico. Di queste reazioni e degli effetti della pratica di desensibilizzazione si è occupato uno studio del centro FC di Leeds (Regno Unito) (1).

Il gruppo di medici di Leeds ha rivisitato retrospettivamente 275 procedure di desensibilizzazione in 42 pazienti che avevano presentato varie forme di reazione non immediata (occorsa almeno 24 ore dopo l’inizio della somministrazione) a 6 antibiotici (Tazocin, Ceftazidime, Meropenem, Aztreonam, Tobramicina, Colimicina). La procedura adottata prevedeva la somministrazione dell’antibiotico per via venosa in dosi successivamente scalari con 7 stadi separati da 20 minuti ciascuno: si iniziava con una dose minima che veniva aumentata di 10 volte al secondo stadio, questa seconda aumentava di 10 volte al 3° stadio e così via fino al raggiungimento della dose terapeutica.

250 (91%) di tutte le procedure avevano avuto successo. Tuttavia, poiché alcuni soggetti avevano ricevuto più procedure di desensibilizzazione, nei singoli individui il successo ottenuto variava tra il 55% per il tazocin e l’88% per la tobramicina. Nei casi che non avevano ottenuto successo dalla desensibilizzazione le reazioni di ipersensibilità erano occorse entro 48 ore dall’inizio della procedura: ragione per cui nel centro di Leeds si usa tenere il paziente sotto osservazione per 48 ore quando si pratica la desensibilizzazione.

Purtroppo bisogna dire che non si conoscono bene i meccanismi immunitari che presiedono alle reazioni di ipersensibilità e tanto meno si conoscono quelli che ripristinano la tolleranza mediante desensibilizzazione. Non sono in genere efficaci i test che diagnosticano l’ipersensibilità e tale condizione finisce con l’essere diagnosticata solo quando si rendono clinicamente manifeste le reazioni.

Va sottolineato che conviene ricorrere alla desensibilizzazione solo quando non si dispone di altri antibiotici attivi e tollerati e comunque conviene ricorrere a questa pratica solo quando le reazioni sono di entità moderata, dal momento che non si può escludere, nei casi di reazioni gravi, che la procedura di desensibilizzazione possa evocare essa stessa una tale reazione.

1. Whitaker P, et al. Rapid desensitization for non-immediate reactions in patients with cystic fibrosis. J Cystic Fibros. 2011 (Epub) doi:10.1016/J.jcf.2011.02.002

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