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9 Marzo 2009

Febbre dopo embolizzazione di arteria bronchiale per emottisi

Autore: Vilma
Argomenti: Complicanze
Domanda

Buongiorno, sono la mamma di un ragazzo malato di FC che a metà febbraio è stato sottoposto ad intervento di embolizzazione di arteria bronchiale sx (intervento consigliatoci a seguito di ripetuti episodi di emottisi). L’intervento tecnicamente sembrerebbe riuscito ma mio figlio dopo l’intervento continua ad avere febbre quotidiamente e ciò non sembra essere imputabile ad una riacutizzazione di infezione polmonare in quanto entrambi i polmoni sono liberi da muco. Desideravo sapere se questo perdurante quadro febbrile può essere preoccupante o, stando alla vostra esperienza e casistica, è qualcosa che poteva essere prevedibile come effetto dell’embolizzazione arteriosa anche a distanza di vari giorni ormai.

Purtroppo il nostro centro FC segue una ventina appena di malati FC, quindi la loro casistica è limitata e non ci stanno dando risposte esaurienti. Vi ringrazio molto se riuscite a darmi una sollecita risposta perchè siamo molto preoccupati in famiglia. Cordiali saluti

Risposta

L’embolizzazione di una o più arterie bronchiali è un intervento, fatto attraverso cateterizzazione arteriosa, in casi di importante sanguinamento bronchiale (emottisi). L’intervento viene attuato introducendo un catetere speciale nell’arteria femorale e spingendolo sotto controllo radiologico fino a raggiungere l’arteria bronchiale, le cui diramazioni terminali si ritengono responsabili del sanguinamento. Si tratta di ottenere un completa occlusione di quel ramo arterioso inoltrando nell’arteria stessa, attraverso il catetere endoarterioso, delle particelle particolari (emboli): microsfere di polivinil alcool (PVA) o spiraline d’acciaio o spugna di gelatina o microsfere di gelatina tris-acrilica. La porzione di polmone dipendente da quel ramuscolo arterioso, in causa della sua occlusione, non riceverà più sangue, e quindi non dovrebbe più sanguinare. Ma, non ricevendo nutrimento, muore, formandosi una piccola area di necrosi (che tenderà a ripararsi con cicatrizzazione). Questo processo di necrosi può esprimersi con dolore nella sede di embolizzazione e con febbre (dovuta alla immissione in circolo di sostanze pirogene derivanti dal tessuto necrotico).

Naturalmente vi sono comportamenti diversi da caso a caso, ma la febbre può durare anche alcuni giorni, almeno fino a risoluzione del processo. Ovviamente, non si può escludere che vi possa essere in coincidenza anche una esacerbazione infettiva, ma su questa il centro di cura può disporre di vari criteri per diagnosticarla. In ogni caso l’evento febbrile segnalato, se dipendente dall’embolizzazione, è destinato a risolversi.

G.M.


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