Come correttamente riferito in questa domanda, la quarta dose di vaccino anti COVID-19 è attualmente prevista, per quanto riguarda i soggetti affetti da fibrosi cistica, solo dopo i 60 anni di età e in tutti quei soggetti che presentino una condizione di immunodepressione come, specificamente, i soggetti in terapia immunosoppressiva dopo trapianto.
Alcune considerazioni generali vanno fatte riguardo al tema proposto.
Così come abbiamo già riferito in questa sede (qui), nonostante i comprensibili timori iniziali, nella popolazione FC l’infezione da COVID-19 ha dimostrato un andamento non differente da quello presentato nella popolazione generale ed è stato persino ipotizzato, nella letteratura più recente (qui), un effetto protettivo nei confronti della infezione da parte di cellule che presentano un’anomalia nella proteina CFTR.
Alcune caratteristiche possibili nell’evoluzione della malattia (soprattutto insufficienza respiratoria medio-grave e diabete), hanno causato l’inclusione della FC nel gruppo delle malattie per le quali l’indicazione vaccinale di quarta dose si abbassa da 80 anni a 60 anni.
La presenza di un titolo anticorpale basso nei confronti del virus COVID-19 non deve essere considerata espressione di una possibile scadente risposta di difesa al virus, perché non esiste quello che viene definito un “correlato di protezione” cioè un livello di anticorpi che assicura la protezione dallo sviluppo dei sintomi da COVID-19 o che indichi se una persona si deve vaccinare o meno. Inoltre, nel soggetto immunocompetente la memoria immunologica fornita dalle cellule del nostro sistema immunitario permette una pronta reazione di difesa ogniqualvolta si verifica l’incontro con l’agente infettivo.
Su queste basi, a oggi il mondo scientifico FC non ha contestato la norma attuale che, a quanto ci risulta, viene seguita in tutti i Centri regionali di riferimento.
Ciò detto, riteniamo comunque che un soggetto affetto da una malattia cronica di base debba mettere in atto alcuni comportamenti “sociali” di prevenzione a contrarre qualsiasi tipo di infezione, come l’uso della mascherina in luoghi chiusi e affollati.
Come sempre, infine, ricordiamo che solo il sanitario con completa conoscenza delle caratteristiche cliniche di un paziente può trovare eventuali motivazioni che lo rendono specificamente a rischio e che possono quindi rappresentare una ragione valida per l’esecuzione comunque della quarta dose di vaccino, in deroga alle regole attuali.