Lo stato di portatore di una mutazione del gene della fibrosi cistica non comporta anomalie a carico dell’apparato riproduttivo maschile né delle caratteristiche del liquido seminale. Perciò, se un soggetto risulta portatore di una mutazione (G542X o qualsiasi altra) e a questo si aggiunge una scarsa motilità degli spermatozoi nel liquido seminale, si tratta di una coincidenza dovuta al caso (ricordiamo che c’è 1 portatore sano di una mutazione CFTR ogni 25 persone, quindi la probabilità di risultare portatore se si esegue il test non è bassa).
L’unica condizione maschile in cui va sospettato che la presenza di una mutazione CFTR assuma un ruolo patogeno è quando il liquido seminale indica l’assoluta mancanza di spermatozoi nel liquido seminale; questa condizione è conosciuta come azoospermia, si accompagna a una malformazione dei dotti deferenti (atresia mono o bilaterale), è caratteristica della malattia FC (sia nella forma atipica sia in quella classica) e impone la necessità di approfondire l’indagine genetica con un test di 2° livello (ricerca di pannello molto ampio di mutazioni CFTR ed anche dei polimorfismi Poli-T). Infatti, in caso di azoospermia, è possibile che il soggetto presenti, oltre alla prima mutazione diagnosticata, una seconda più rara oppure una particolare combinazione di polimorfismi del gene (polimorfismo Poli-T nella combinazione T5-T12, in posizione
trans rispetto alla mutazione CFTR già diagnosticata, cioè sull’altro cromosoma 7). La presenza di due mutazioni del gene CFTR, oppure di una mutazione e di un particolare polimorfismo porta verso la diagnosi di malattia FC (in forma probabilmente benigna) e differenzia la condizione da quella di semplice portatore.
La coppia in cui lui è risultato portatore e lei è risultata negativa alla ricerca delle più comuni mutazioni CFTR ha rischio di avere un figlio affetto da FC intorno a 1 su 600. Preghiamo vivamente di prendere visione del documento “
Il test per il portatore sano di fibrosi cistica” presente in questo sito, dove la questione è accuratamente spiegata. Tra le altre cose, in quel documento viene detto che chi risulta non portatore al test genetico, ha diminuito il suo rischio di essere portatore, ma non l’ha escluso del tutto. Se esegue un test genetico più approfondito, in cui viene preso in considerazione un numero più ampio di mutazioni (test di 2° livello) e risulta negativo anche a questo, il suo rischio di essere portatore si abbassa ulteriormente (anche se non diventerà mai zero) e quindi diventa anche molto basso per la coppia il rischio di avere un bambino con FC.
Lo stato di portatore FC di uno dei due partner non dovrebbe rappresentare una condizione d’ostacolo alla PMA, ma i protocolli e le procedure variano molto da centro a centro, per cui la domanda va posta direttamente al centro stesso. Ci risulta invece (e ci sembra corretto) che di fronte alla coppia portatore-non portatore che chiede PMA, il centro ritenga necessario consigliare che i test genetici FC che entrambi eseguono siano i più approfonditi possibili, appunto per ridurre al minimo il rischio di un figlio con FC. Perciò pensiamo che debba assolutamente essere consultato un genetista. Supponiamo che il genetista consiglierà un test di secondo livello per la partner risultata fin qui negativa e valuterà se sia il caso che anche il partner risultato portatore di una mutazione CFTR esegua un test di secondo livello: questo va deciso in base alla storia clinica del soggetto e alle caratteristiche del liquido seminale e dell’apparato riproduttivo.