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29 Dicembre 2021

L’impatto del fumo passivo all’aperto per le persone con fibrosi cistica

Autore: Vittorio
Argomenti: Ambiente, Vivere con FC
Domanda

Salve, da quando è iniziata l’emergenza sanitaria ho riscontrato un lieve ma tangibile decremento delle riacutizzazioni, probabilmente a causa dell’utilizzo massiccio di dispositivi di protezione individuale, l’evitare ambienti affollati ecc. Purtroppo all’aperto non vige più nessuna regola (di fatto solo su carta) e molti spazi pubblici o adiacenti a esercizi commerciali, soprattutto gli ingressi, sono sempre occupati da fumatori incalliti che non si curano del passaggio di altre persone (facendo perfino entrare il fumo all’interno dei locali) costringendo a passarvi attraverso per entrare. Il personale degli esercizi ovviamente per non perdere clienti non interviene assolutamente. Persino sulle spiagge ho riscontrato che nemmeno vicino a bambini nessuno si fa scrupolo di inondare di vere e proprie nuvole di fumo le persone e bambini più prossimi. Mi chiedo quale rischio ci sia a respirare delle boccate di fumo passivo all’aria aperta, considerando che se ne sente l’odore anche fino a una decina di metri nonostante la mascherina FFP2. Per quanto non si possa vivere in una campana di vetro, si può ignorare tale rischio oppure vale la pena porre attenzione al fumo passivo anche all’aria aperta? Purtroppo nulla si può pretendere all’aperto a riguardo da nessun esercente o forza dell’ordine, né richiedere un po’ di civiltà in quanto avrebbe effetto controproducente (liti, provocazioni e dispetti, da persone statisticamente anche poco attente a questioni sanitarie, spesso negazioniste e novax). Rimane solo da evitare certi posti e certe situazioni? O pochi respiri non inficiano nulla? Grazie.

Risposta

L’uso dei dispositivi di protezione individuale a copertura di naso e bocca (le “mascherine”) ha sicuramente avuto un impatto positivo, nella stagione autunno-inverno passata, contro il diffondersi delle infezioni respiratorie. Questo dato è stato accertato non solo nella popolazione FC ma anche nella popolazione generale, nella quale, di fatto, non è stato rilevato alcun caso accertato di influenza stagionale. 

Per quanto riguarda il fumo passivo non esistono dubbi sul fatto che faccia male a tutti e ancor meno dubbi sull’alto grado di nocività in FC, argomento di cui si è già parlato su questo sito, sebbene in tempi non recenti. 

Le evidenze scientifiche (Gard Italia Giugno 2017) dimostrano che anche in luoghi semi-aperti o in aree all’aperto è possibile essere esposti a livelli non trascurabili di fumo passivo, perché Il divieto di fumare nei luoghi chiusi può favorire un’aumentata esposizione al fumo passivo nelle aree esterne adiacenti. È stato dimostrato che il fumo di tabacco all’aperto è rilevabile fino a 9 metri di distanza da una singola sigaretta accesa. Tra i fattori che influenzano i livelli di fumo passivo nelle aree esterne sono compresi la densità dei fumatori, la parziale chiusura delle aree esterne e le condizioni di ventilazione.

Concordiamo con l’autore della domanda che, oltre all’attenzione che il singolo può mettere in atto quando viene a trovarsi all’aperto in un ambiente saturo di fumo da tabacco, dovrebbero essere messe in atto delle misure a livello generale per evitare che anche chi non fuma venga danneggiato dal fumo degli altri

È notizia degli ultimi giorni che, per il peggiorare dei dati sulla diffusione di Covid-19, le mascherine anche all’aperto sono diventate obbligatorie su tutto il territorio italiano e quindi dobbiamo attenderci che abbiano nuovamente un ruolo protettivo sul diffondersi delle infezioni respiratorie.  

Possono essere utili le mascherine anche nel proteggere chi le indossa dal fumo passivo presente nell’aria? Certamente sì, anche se è difficile quantizzare il grado di protezione raggiungibile, dipendente dalla concentrazione nell’aria delle sostanze nocive e anche dallo stato di conservazione e dalla corretta modalità di uso della mascherina indossata. 

Dott.ssa Laura Minicucci, FFC Ricerca


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