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8 Luglio 2021

La doccia con acqua stagnante può essere fonte di infezione da Pseudomonas aeruginosa?

Autore: Patrizia
Argomenti: Ambiente, Pseudomonas
Domanda

Buongiorno sono venuta a conoscenza del fatto che molti hotel utilizzano cisterne o vasche di raccolta dell’acqua in modo da supportare la rete idrica nei momenti di maggiore utilizzo dell’acqua da parte dei clienti.

Ho una bimba malata di FC e non so se soggiornare in uno di questi hotel (e quindi fare la doccia) possa essere causa di acquisizione di patogeni (come Pseudomonas) provenienti da queste vasche. Grazie mille

Risposta

La domanda solleva un quesito molto frequente (vedi qui e qui) tra le persone con fibrosi cistica.

Sappiamo che Pseudomonas aeruginosa è un patogeno opportunista, diffuso in maniera ubiquitaria nel suolo e nelle acque, con una particolare predilezione per gli ambienti umidi. Fa inoltre parte di un gruppo di batteri definiti “patogeni opportunisti degli impianti idraulici”, cioè microrganismi abitualmente presenti negli impianti idraulici e in genere innocui tranne che in particolari condizioni dei soggetti ospite, dove possono causare infezioni. Infatti, essendo normali abitanti delle acque naturali e data la loro resistenza ai disinfettanti usati per rendere potabile l’acqua, entrano nel sistema di distribuzione delle acque dove crescono e persistono. Di conseguenza, è possibile ritrovare Pseudomona aeruginosa negli scarichi idraulici e nei soffioni delle docce di case, alberghi, ospedali, ma anche in piscine e vasche idromassaggio. Per tutte queste osservazioni, ai pazienti con fibrosi cistica è suggerita una particolare attenzione per tutte quelle attività che prevedono una frequenza assidua di ambienti particolarmente “umidi”, per esempio piscine.

Per quanto riguarda le acque ristagnanti usate per l’igiene personale (come la doccia), il dubbio posto dalla domanda è che l’acqua raccolta possa avere un numero elevato di Pseudomonas aeruginosa  e l’aerosol che si crea durante la doccia possa essere un importante fattore di rischio per la diffusione e l’acquisizione del microrganismo nell’albero respiratorio.

Purtroppo non esistono studi scientifici che ci permettono di rispondere direttamente a questo interessante quesito. Dobbiamo fare appello a conoscenze maturate in altri contesti, soprattutto in ospedale, oltre che in ambito domestico, e a un approccio logico che vorrei condividere.

Sappiamo che le tubature dell’impianto di distribuzione dell’acqua rappresentano un ambiente ideale per la crescita di Pseudomonas aeruginosa. In ambito nosocomiale, questo microrganismo è stato dimostrato nei rubinetti, negli scarichi, nei sifoni, nei soffioni delle docce di tutti i reparti, incluse le terapie intensive neonatali e per adulti. In alcuni casi (ma non sempre) è stato possibile dimostrare una relazione tra il ceppo isolato dall’ambiente e il ceppo isolato dal paziente, a suggerire una possibile infezione crociata ambiente-paziente. Ci sono anche dati che dimostrano come la concentrazione del microrganismo nell’acqua sia più elevata laddove, per esempio in alcune stanze dell’ospedale che non sono occupate, il rubinetto non è stato aperto per qualche tempo 1.  

A rigor di logica, anche l’acqua presente nell’impianto idraulico della nostra abitazione in alcuni momenti “ristagna”: durante la notte, mentre dormiamo, quando chiudiamo la nostra casa e andiamo in vacanza o altrove, più in generale quando i rubinetti restano serrati.  Possiamo ipotizzare, ed è stato dimostrato, che l’acqua che usiamo per la doccia mattutina contenga un numero di batteri più elevato rispetto a quella serale. Insomma, gli esempi e le riflessioni sono infiniti.

Tutti noi siamo continuamente esposti (a casa, in ospedale, al lavoro, a scuola) ai microrganismi presenti nell’acqua e attuare una strategia valida per prevenire la diffusione di aerosol di “goccioline” contenenti batteri non sempre è possibile.

Comprendo e condivido le preoccupazioni esposte nella domanda. Pseudomonas aeruginosa è uno dei patogeni più importanti in fibrosi cistica, responsabile di infezioni croniche bronchiali e del progressivo declino della funzionalità polmonare. Pertanto è raccomandato mettere in atto tutti i comportamenti per prevenire l’acquisizione di questo microrganismo. Con la consapevolezza, però, che essendo un patogeno ubiquitario e le sorgenti numerose, nonostante tutte le precauzioni adottate rimane sempre un margine di rischio.

Solo per dovere di completezza, aggiungo che attualmente le nuove acquisizioni polmonari di Pseudomonas aeruginosa nei pazienti con fibrosi cistica sono trattate con una terapia antibiotica intensiva che mira a eliminare (eradicare) il microrganismo, post-ponendo in questo modo l’infezione cronica. In alcuni studi, si è visto che il protocollo di eradicazione si è dimostrato efficace fino al 90% dei casi trattati.  

Dott.ssa Ersilia Fiscarelli, Responsabile UOS Diagnostica della Fibrosi Cistica, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS, Roma


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