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27 Marzo 2008

Rischi del viaggiare in aereo

Autore: Paola
Argomenti: Vivere con FC
Domanda

Buongiorno, sono una donna di 43 anni affetta da FC pancreatico-sufficiente, ma con discreti problemi polmonari (non ancora ossigeno-dipendente, però). A giugno dovrei prendere il primo aereo della mia vita (un’ora di viaggio); ho sentito dire che la differenza di pressione potrebbe favorire le emottisi; dato che io ne soffro, seppur raramente (ne ho sofferto molto da ragazza), vorrei sapere se è meglio che eviti di prender l’aereo o meno.

Risposta

Su questo argomento abbiamo già pubblicato due articoli, di cui consigliamo la lettura : “Fibrosi cistica: esistono controindicazioni a volare?” (Progressi di Ricerca, 01/09/05) e “Volare ad alta quota con la fibrosi cistica” (Progressi di Ricerca, 28/08/07).

Riassumendo al massimo il problema, ricordiamo che il volo ad alta quota può indurre ipossiemia, vale a dire diminuzione della concentrazione di ossigeno nel sangue arterioso (PaO2), a causa della bassa pressione atmosferica che viene realizzata nella cabina dell’aereo (di solito, intorno alla pressione che si avrebbe a 2000 metri di altitudine). Se il livello di ossigeno nel sangue è modesto in partenza, come può succedere nelle persone con FC con malattia polmonare seria, il volo ad alta quota può abbassarlo ulteriormente. Questo espone ad alcuni rischi: mal di testa, nausea, vomito (sintomi di un quadro acuto chiamato “mal di montagna”) e nei casi più gravi edema cerebrale e edema polmonare. Le esperienze fatte e gli studi eseguiti stanno a indicare che questi disturbi si verificano assai raramente in FC perché, proprio quando la malattia broncopolmonare è seria, il malato si è come “adattato” ad una cronica ipossiemia e la tollera meglio dei soggetti che la sperimentano in maniera acuta e improvvisa.

Però è anche opportuno essere prudenti, perciò la raccomandazione (1) è che la persona con FC che deve affrontate un viaggio aereo adotti precauzioni particolari se ha una PaO2 che in condizioni di sforzo scende a valori inferiori a 50 mm di mercurio, con una saturazione dell’ossiemoglobina inferiore all’85%, oppure se ha una FEV1 abitualmente inferiore a 50% del valore predetto.

In questi casi, soprattutto se il volo è lungo e quindi la permanenza ad alta quota può durare parecchie ore, è prudente viaggiare avendo a disposizione un erogatore di ossigeno portatile (tipo “stroller”) e ad alta quota assumere ossigeno. Per avere il dispositivo se ne fa richiesta alla compagnia aerea, documentando la necessità con certificazione medica. Ma è comunque bene consultarsi con i medici del centro FC di riferimento.

Per quanto riguarda il rischio di emottisi, si può dire che esiste se la malattia polmonare FC è seria, anche se mancano dati e studi per precisarne l’entità. E’ probabilmente dovuto alla condizione d’ipertensione polmonare (aumento della pressione del sangue all’interno delle arterie polmonari) che è presente inevitabilmente se la malattia polmonare FC è seria: l’ipossiemia del volo ad alta quota può accentuare l’ipertensione polmonare e quindi esporre al rischio di emottisi (rottura di un vaso polmonare). Ma è un rischio che si può prevenire sempre con la terapia detta sopra, cioè attraverso l’assunzione di ossigeno supplementare.

1) Luks AM et all “Travel to high altitude with pre-existing lung disease” Eur Respir J 2007; 29: 770-792

G. Borgo


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