Nelle persone con fibrosi cistica sappiamo che l’intero albero respiratorio ha il problema di fondo di una scarsa scorrevolezza delle secrezioni. Questo facilita l’attecchimento di alcuni batteri e quindi l’infezione che, con il tempo, tende a cronicizzarsi, con la comparsa di esacerbazioni a intervalli molto variabili da periodo a periodo. Vi può essere una particolare localizzazione e irreversibilità del danno (nei bambini in prevalenza ai lobi superiori; negli adulti ai lobi polmonari inferiori, cioè le basi: dipende dalla postura prevalente adottata dal corpo. Il danno segnalato nella domanda deriva probabilmente da un vecchio focolaio di infiammazione (polmonite) non completamente risolto, con possibile formazione di bronchiectasie (dilatazioni bronchiali che trattengono secrezioni infette) e produzione di connettivo fibroso, che rende la zona poco elastica e poco areata (fibrosi e atelettasia). Certamente un’area di questo tipo si mantiene danneggiata nel tempo e aiuta a mantenere in attività al suo interno batteri che ogni tanto innescano una esacerbazione. È la ragione per cui va tenuta sotto osservazione, anche con intensificazione di intervento fisioterapico e antibiotico, ma il resto dei polmoni deve combattere comunque la sua battaglia contro i batteri attraverso la liberazione delle secrezioni (fisioterapia), l’impiego di aerosol fluidificanti, attività fisica ed eventuale somministrazione di antibiotici anche per aerosol. Ma non è che lo stato di salute dei tratti polmonari che sono ancora apparentemente senza danni irreversibili sia strettamente legato a una particolare area cronicamente danneggiata perché, lo ripetiamo, è nella natura della malattia che l‘albero respiratorio tutto sia esposto a potenziali danni. Ed è questa la ragione dei trattamenti preventivi che vengono abitualmente messi in atto e di cui si è fatto più sopra cenno: l’aderenza costante a tali trattamenti aiuta a mantenere ragionevolmente protetti i polmoni e a contenere l’estendersi di danni localizzati.