Le persone con fibrosi cistica, prima o poi, più o meno intensamente, vanno incontro a infezione broncopolmonare, che può diventare cronica. L’infezione, sostenuta spesso da batteri non facilmente trattabili con i comuni antibiotici, determina infiammazione polmonare che danneggia progressivamente i polmoni. I batteri in causa possono essere trasmessi da un paziente infetto ad altro paziente non ancora infetto oppure ad altro paziente che ospita nei polmoni batteri diversi e magari altrettanto dannosi. Ciò avviene perché le persone con fibrosi cistica hanno una particolare suscettibilità a ospitare e mantenere nel proprio apparato respiratorio batteri patogeni. I batteri possono essere trasmessi attraverso la tosse, ma anche con la conversazione e con vari tipi di contatto diretto o indiretto.
Sono queste le ragioni per cui viene raccomandato che le persone con fibrosi cistica non si frequentino tra loro o limitino per quanto possibile la reciproca vicinanza. Quando la vicinanza fosse necessaria viene raccomandato la protezione di bocca e naso con apposita mascherina facciale e soprattutto una certa distanza fisica. È una ragione di prudenza preventiva, che comporta inevitabilmente un non piccolo disagio sociale. Nei centri ospedalieri che curano persone con fibrosi cistica si adottano in genere rigorose misure per limitare i contatti tra persone malate.
Nei prossimi giorni verrà proiettato nelle sale cinematografiche un film (
“A un metro da te”) che racconta la storia di due giovani con fibrosi cistica, che si sono conosciuti e innamorati in occasione del ricovero in ospedale e che si vedono costretti a tenere una insopportabile distanza fisica.