Azitromicina a lungo termine riduce Stafilococco aureo ma ne aumenta resistenza ai macrolidi

Azitromicina a lungo termine riduce Stafilococco aureo ma ne aumenta resistenza ai macrolidi

Dal 2001 i pazienti del Centro FC di Copenhagen con infezione cronica da Pseudomonas aeruginosa sono stati trattati con azitromicina a basso dosaggio per periodo prolungato. La ricerca vuole indagare l’incidenza della colonizzazione da Stafilococco aureo e i cambiamenti nella sua sensibilità al gruppo di antibiotici macrolidi (di cui fa parte l’azitromicina). Sono stati studiati i pazienti trattati con azitromicina per lungo tempo e sono stati confrontati i risultati degli esami microbiologici eseguiti in corso di trattamento (a partire da almeno tre mesi di assunzione di azitromicina) con quelli eseguiti nei due anni prima senza azitromicina.

Questi i dati: 70 pazienti (età media 29 anni) sono stati trattati con azitromicina per un tempo (valore mediano) di 4 anni (range 0.7-5.1). La dose era 250 mg al giorno in quelli con peso superiore o uguale a 40 Kg, 250 mg ogni altro giorno in quelli di peso inferiore. Sono stati analizzati 6298 campioni di escreato: 2240 presi nei due anni precedenti il trattamento con azitromicina (circa 30 campioni per paziente), e 4058 campioni durante il trattamento (circa 59 per paziente). Si è visto che la prevalenza di Stafilococco aureo è diminuita nettamente: era in media del 12% prima del trattamento, scendeva alla metà (con una prevalenza media del 6.1%) dopo il trattamento. Diminuiva anche la prevalenza di altri batteri: Haemophilus influenzae (dall’1.5% allo 0.2%) e Streptococcus pneumoniae (dall’1% allo 0.3%).

Per quanto riguarda la resistenza dello Staphylococcus aureus agli antibiotici macrolidi: prima del trattamento solo tre pazienti avevano un ceppo di Stafilococco resistente ad un macrolide. Durante il trattamento con azitromicina questo numero sale a 11 pazienti. In 8 di questi 11 la resistenza si è instaurata dopo circa un anno e mezzo di terapia con azitromicina. Prima del trattamento solo 15 su 214 ceppi di Stafilococco (equivalenti al 7%) erano resistenti ad un macrolide; durante il trattamento questo numero sale a 95 su 181 (52.5%).

Questo è uno studio retrospettivo, in cui ogni paziente fa da controllo di sé stesso, prima e dopo il trattamento con azitromicina. Probabilmente uno studio prospettico (pazienti osservati in divenire, anziché sulla base di dati passati raccolti dal carteggio clinico) darebbe maggiori informazioni: per esempio a riguardo dell’occorrenza di Stafilococco resistente nei familiari, negli stessi FC non trattati con azitromicina o in quelli trattati con azitromicina per periodi più brevi. La conclusione dei ricercatori è comunque a favore del trattamento prolungato con azitromicina. Essi sostengono che, (anche senza prendere in esame l’effetto antinfiammatoro dell’azitromicina), il bilancio costi/benefici di questa terapia è nettamente favorevole: è maggiore il beneficio che l’azitromicina produce (diminuzione della prevalenza dello Stafilococco) rispetto al costo (limitato aumento della resistenza ai macrolidi). Questo costo infatti diventa poco importante se la prevalenza dello Stafilococco diminuisce nettamente.

1) Hansen CR, et all “Long-term,low-dose azithromicin treatment reduces the incidence but increase macrolide resistance in Staphylococcus aureus in Danish CF patients”

J Cyst Fibros 2009; 8:58-62

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