La malattia polmonare FC è caratterizzata da periodi di stabilità interrotti ripetutamente da esacerbazioni acute, a seguito delle quali si scatena una risposta immunologia che è causa della massima parte del danno polmonare irreversibile. Anche quando c’è una condizione di infezione cronica (ad esempio sostenuta da Pseudomonas aeruginosa) non è chiaro che cosa sia che scatena l’esacerbazione. Ai virus respiratori si attribuisce la responsabilità di innescare fino ad un terzo delle esacerbazioni, eventualmente evocando fattori di virulenza nel batterio colonizzante cronicamente: ma i virus non sono trattabili con antibiotici. Un gruppo di studiosi canadesi (1) ha pensato che altri batteri, abitualmente non isolati con le comuni colture di sputo oppure sottovalutati come innocenti, possano essere rilevanti nel causare esacerbazioni e nell’interagire con Pseudomonas risvegliando in esso la virulenza assopita: questi batteri, a differenze dei virus, potrebbero essere trattati con antibiotici. In sostanza, la loro ipotesi è che lo stato di infezione polmonare in FC sia legato alla comunità polimicrobica nel suo insieme, più che a singole specie batteriche, e che l’attenzione a batteri abitualmente non isolati o sottovalutati potrebbero costituire una guida più coerente al trattamento. Su questa base è stato studiato il comportamento nello sputo di adulti CF di una serie di specie batteriche comprese nel gruppo dello Streptococcus milleri (SMG). Hanno usato una tecnica molecolare (caratterizzando la specie attraverso il suo DNA), confermando l’identificazione molecolare con colture batteriche eseguite con modalità e terreni di coltura diversi da quelle abituali.
Effettivamente, nei pazienti studiati dinamicamente per lungo periodo (durante e tra le esacerbazioni), lo studio ha potuto constatare che all’inizio di parecchie esacerbazioni la comunità microbica era distinta da quella dei periodi di stabilità: le specie SMG erano predominanti, anche sullo Pseudomonas, e il trattamento con antibiotici anti-Pseudomonas non risolveva l’esacerbazione. Questa poteva essere risolta invece con antibiotici risultati attivi in vitro contro le specie di Streptococcus milleri, la cui carica si riduceva sensibilmente dopo il trattamento, parallelamente al ristabilirsi delle condizioni cliniche.
Queste osservazioni ci sembrano di notevole interesse, perché aprono la strada ad un modo più oculato di considerare la comunità batterica delle vie aeree, che non è fatta solo delle pochissime specie batteriche tradizionalmente prese in considerazione. E’ possibile che anche in presenza di ceppi di Pseudomonas multiresistenti sia possibile trattare una esacerbazione polmonare con antibiotici attivi su altri batteri responsabili di quell’esacerbazione e che vanno ricercati e testati. Questo dei canadesi peraltro è solo uno studio pilota e le loro considerazioni meriterebbero di essere confermate con studi longitudinali sistematici e basati su più largo numero di malati.
1. Sibley ChD, et al. A polymicrobial perspective of pulmonary infections exposes an enigmatic pathogen in cystic fibrosis patients. www.pnas.org/content/105/39/15070.full