Come cambia l’impiego di terapie correnti in fibrosi cistica

Come cambia l’impiego di terapie correnti in fibrosi cistica

L’idea di come e quanto le terapie di routine nei malati FC cambino nel tempo ci viene da uno studio epidemiologico nordamericano (1), che ha preso in considerazione il periodo 1995-2005. In questo periodo vengono analizzate le informazioni raccolte da 15.087 pazienti nel 1995 e 12.778 pazienti nel 2005. L’età media tra queste due annate è passata da 13,9 a 15,5 anni. Il peso per l’età e la funzione polmonare sono significativamente aumentati (peso percentile: da 30,3 a 36,9; Fev1 da 73,7 a 78,7%). Alcune terapie hanno avuto un consistente aumento di impiego: la fisioterapia passa dal 70 al 90% dei pazienti; l’uso dei broncodilatatori aerosol dal 72 all’84%; quello di pulmozyme da 45 a 67%; i cortisonici aerosol da 16 a 49%; gli antibiotici aerosol da 6,5 a 43%; i supplementi calorici per os da 18 a 25%; l’insulina dal 5 al 10% dei malati.

Nessuna delle terapie correnti sembra avere un sostanziale declino, alcune terapie invece non mostrano sostanziali variazioni: gli enzimi pancreatici (93-91%); gli antibiotici orali non chinolonici (45 – 40%); i mucolitici tradizionali (4,4 – 2,5%); ibuprofen (3,6 – 3,3%); nutrizione enterale (5,2 – 8,2%); ossigenoterapia (4,7 – 4,5%). Vi sono terapie non impiegate nel 1995 che compaiono nel 2005 a frequenze consistenti: in particolare l’impiego di azitromicina (da 0 a 34%) e quello degli inibitori dei leucotrieni (da 0 a 11%).

In sostanza il grosso salto riguarda il pulmozyme, i cortisonici aerosol, gli antibiotici aerosol e l’uso cronico di azitromicina. Meraviglia questa alta frequenza di impiego dei cortisonici aerosol, quando il significato terapeutico di questi appare oggi in discussione. Meraviglia anche l’ancor forte ricorso a supplementi calorici del commercio, quando non appare dimostrato un loro vantaggio nell’assicurare un buonostato nutrizionale rispetto al ricorso ad una alimentazione ipercalorica naturale e gradevole.

Vi è dunque un consistente maggiore impiego di terapie, non tutte innovative e gli autori faticano a mettere in relazione i dati di miglioramento nutrizionale e respiratorio con tale fatto. E’ possibile infatti che più che il ricorso a più terapie abbia giocato favorevolmente nel decennio un miglioramento nella modalità complessiva di assistenza nei centri. Queste tendenze nell’uso delle terapie andrebbero verificate anche in Europa: giocano infatti nei comportamenti terapeutici le tradizioni e le consuetudini dei diversi centri, forse anche la pressione commerciale, meno forse l’aderenza a ragionevoli linee guida. E comunque appare più che mai indispensabile una valutazione di tali comportamenti basata su seri trial clinici controllati e multicentrici.

  1. Konstan MV, et al. Trends in the use of routine terapies in cystic fibrosis: 1995-2005. Pediatr Pulmonol. 2010 Aug 17 (Epub)

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