E’ nozione tramandata che sia la sensibilità agli odori che l’appetibilità dei cibi siano compromessi nei pazienti FC. Vi sono pochi studi, e contradditori, in proposito. Riportiamo i risultati di un recente studio (1) effettuato in Australia su 42 pazienti FC di età compresa tra 5,5 e 18 anni, paragonati con un gruppo di scolari di età comparabile. La sensibilità olfattiva veniva misurata facendo annusare successivamente 16 oggetti odorosi di comune conoscenza chiusi in contenitori non trasparenti: veniva quindi chiesto a quale oggetto corrispondesse l’odore concedendo di scegliere tra 3 foto, di cui una soltanto corrispondeva all’oggetto annusato. La sensibilità del gusto veniva invece testata in due tempi: dapprima si faceva assaggiare un campione di 2-3 ml di una soluzione di sapore ben definito, per il dolce (saccarosio), per l’acido (ac. citrico), per l’amaro (chinino), per il salato (cloruro di sodio) e per l’acqua, con l’intento di familiarizzare il soggetto con sapori tipici. Venivano quindi offerti campioni a diverse concentrazioni degli stessi sapori, dal lieve al forte: si costruiva un punteggio basato sulla capacità di identificare il sapore nelle diverse sfumature. Inoltre veniva esaminata con questionario il livello di gradimento di un certo numero di cibi comuni.
Per quanto riguarda l’olfatto, solo il 9,5% dei pazienti testati aveva una capacità olfattiva lievemente inferiore a quella dei controlli: gli autori pensano che una così modesta perdita di olfatto non poteva influire sull’appetibilità dei cibi. Di rilievo il fatto che tra i malati FC testati vi era in alto numero una storia di disturbi nasali: poliposi, polipectomia, rinite allergica, sinusite o chirurgia nasale per sinusopatia. Anche per il senso del gusto non si sono trovate differenze significative tra i due gruppi, anche se negli FC risultava una sensibilità solo lievemente ridotta per i sapori acido e amaro. Si è anche visto che la performance sui sapori migliorava con l’età. E, di grande interesse, il fatto che i pazienti FC mostravano di avere una capacità di gradimento dei cibi più ampia che i controlli, cioè sceglievano come graditi una più larga gamma di cibi. Questi risultati contrastano in parte con quelli di alcuni studi precedenti, che riportavano dati meno brillanti sia sulla sensibilità olfattiva che nel gusto. Ma si trattava in genere di osservazioni condotte su un arco di età molto più ampio, comprendente molti adulti. E’ possibile che con il progredire della malattia, per meccanismi non ancora chiari, queste due facoltà vengano compromesse, specie in concomitanza con complicanze polmonari ed altre complicanze. Questo studio conforta sull’attitudine dei giovani con FC ad utilizzare normalmente o quasi olfatto e gusto, due fattori importanti nella qualità di vita ma anche favorenti una efficace nutrizione.
Laing DG, et al. Chemosensory function and food preferences of children with cystic fibrosis. Ped Pulmonol. Online: DOI 10.1002/ppul.21261