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Penso che ti amo

La storia di Chiara ed Edoardo

Ogni essere umano è libero di credere o meno nell’esistenza di un ordine superiore, di chiamarlo cosmo, con un nome divino oppure un altro, fato, karma, secondo la propria coscienza, fede ed educazione. Ma leggendo di Chiara ed Edoardo, sarà difficile non lasciarsi sfuggire almeno un “era destino!”, perché questa storia ha tutte le caratteristiche di una magia “già scritta”.

A ventinove anni, Chiara affronta un periodo di disillusione rispetto alla sua vita sentimentale. Finisce la seconda relazione importante e dopo l’insuccesso di una convivenza, torna nella casa dei genitori. Da persona ferita ma decisa a trarre il meglio da ogni situazione, è ben determinata a cogliere l’opportunità di conoscersi meglio, di investire il tempo libero, che una relazione stabile spesso erode senza che nemmeno ci si accorga, per sperimentare quello che fino a quel momento era risultato impraticabile. Tra queste cose, ballare. Sfortunatamente, per il ballo da sala necessariamente si doveva andare già in coppia… Che fare? Ci sarà un corso aperto anche a partecipanti “scoppiati”? Latino americano! E perché non iscriversi con mamma Viviana? Detto, fatto.

Tutto iniziò un giorno di ottobre di sette anni fa. Nell’imbarazzo di dover usufruire di uno spogliatoio misto per cambiarsi le scarpe, Chiara spalanca la porta e si trova davanti un ragazzo, Edoardo. “Guarda lì quel comacchiese, con quelle scarpe lucide e la canottiera!” è il primo pensiero, ma almeno è giovane, rispetto ai molti iscritti più maturi. Comacchiese, dalle parti di Chiara nel ferrarese, indica (non se ne abbiano a male gli abitanti di Comacchio!) un look un po’ tamarro. Per non patire il caldo dell’attività fisica, infatti, Edoardo aveva optato per la cosiddetta canottiera della salute e i pantaloncini da calcio, assai stridenti con le lucide scarpe da ballo. Sì, perché lui era già un ottimo ballerino, danzando dall’età di sette anni. Quel giorno, infatti, con l’allenamento lui aveva già dato: dopo una lezione di ballo da sala, tenutasi due ore prima, sarebbe stato pronto per andare a casa, sennonché (provvidenzialmente?) l’insegnante l’aveva pregato di fermarsi per il corso di latino americano, perché per bilanciare le iscrizioni c’era bisogno di uomini. Edoardo si sta dunque rinfilando le scarpe, con la testa abbassata, quando vede entrare due coppie di piedi, di Chiara e di sua madre. Quelli della donna più giovane si vanno a sedere poco più in là e solo allora lui alza lo sguardo. È un attimo. La sera stessa, una volta a casa, avrebbe detto al padre “Papà, ho capito che cos’è il colpo di fulmine!”.

Per sopperire alla cronica mancanza di uomini rispetto alle donne, i cavalieri sono sempre in pista, in fila, e le dame la scorrono per intero cambiando compagno, per poter danzare tutte. Una sorta di speed dating del ballo! Edoardo è in fondo, accanto alla finestra. A dispetto della scelta d’abbigliamento discutibile, Chiara rimane colpita dalle sue maniere eccezionalmente cavalleresche e affabili: senza affettazione né sforzo, trova sempre una parola gentile e un complimento per tutte, anche per le signore più grandi che sono lì con i mariti. Chiara ed Edoardo si scambiano pochissime parole, perché l’ultimo ballerino ha meno tempo a disposizione. E stranamente alla lezione seguente lui è il primo della fila! Solo in un momento successivo lei si sarebbe resa conto del profondo romanticismo di quel gesto: lui stava rinunciando all’aria in più a cui poteva accedere, stando accanto alla finestra, per avere qualche minuto extra per conoscerla. Respirare non è semplice, per lui che ha la fibrosi cistica. Quello sarebbe stato l’ultimo anno di ballo concessogli dalla malattia; iniziate a vedere la trama finemente ordita di due fili che si intrecciano?

Le lezioni proseguono. Pur avendo intuito che da parte di Edoardo c’è un interesse, Chiara non si vuole far convincere, non lascia spazio e alla domanda su quanti anni avesse risponde secca “Troppi per te!”. Lui ha appena vent’anni, la differenza tra loro è di nove. Tuttavia è una domanda che, pur finalizzata a stabilire un contatto, voleva essere innocente: decisamente non si sarebbe aspettato quella risposta, visto che dal suo aspetto Chiara sembrava una coetanea! Ma niente da fare. La conoscenza prosegue dunque senza ambiguità, anche negli allestimenti di musical in cui sono coinvolti dall’insegnante. Dopo le prove, una sera lui butta lì “Non sto tanto bene”, e con tatto lei risponde “Ho capito che sei delicato di salute”. Edoardo la spiazza, replicando “Possiamo dire così, sì, ho una malattia che si chiama fibrosi cistica”. Lei ha studiato farmacia, ha un flash del libro di testo di Patologia con un trafiletto sulla fibrosi cistica ma non ne ricorda il contenuto e quando a casa cerca su internet, è uno shock. Nonostante si sforzi di non farsi catturare emotivamente, non può non essere attratta dalla luce di questo ragazzo sempre sorridente, profumato e galante, e dallo sguardo acuto e ironico con cui analizza il mondo. Pur con il peso sull’anima che una malattia così comporta, Edo ha il dono soprannaturale di illuminare un ambiente intero, di far sorridere gli altri e regalare leggerezza. Anche solo complimentandosi con una signora del corso di ballo per la messa in piega appena fatta. È un giovane uomo sensibile, con una riservatezza che gli conferisce una speciale grazia (anche nel parlare, nda) ed energia che lui, diversamente da come ne parla Chiara, non sempre si riconosce.

Un giorno lui è assente dalla lezione. È un’epifania: per Chiara è una mancanza troppo penosa, è costretta ad arrendersi all’idea che si è affezionata a questa luce, al benessere che lui sa trasmettere, che desidera che questa persona così speciale faccia parte delle sue giornate. Ancora però fatica, dentro di sé, a cedere. È una donna che ha scelto di rimanere single e indipendente. Ma dura poco. A dicembre, usciti dalle prove, il cuore e la parola sono più svelti della ragione: “Guarda, Edo, penso che ti amo” fa lei. “Pensi?”. È iniziata così: subito il fidanzamento, fino a celebrare il matrimonio il 20 maggio 2017.

Un incontro inaspettato, intenso, non privo di comprensibili preoccupazioni iniziali delle famiglie, che tuttavia, vedendoli insieme, sono presto dimenticate. Un commento su tutti, quello della nonna di lei, ottantacinquenne: “Chiara, di solito sono le donne più giovani, ma fa niente!”.

Un momento forte, ricorda Chiara, in cui lei ancora tentava di resistere all’attrazione magnetica tra le loro personalità, esprime in modo affilato e potente l’intensità di questo legame: si aggrappava alla differenza d’età, lei, dicendo “Ma tu sei giovane, hai tanto da fare!”. Ma la risposta che ottenne fu “A vent’anni è come se ne avessi quaranta, perché io vivo la metà, quindi siamo perfetti!”.

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Per il giorno di San Valentino scriviamo a Chiara che vorremmo condividere ancora il racconto della loro storia d’amore, per celebrare la giornata, per celebrare il loro incontro. Chiara ci risponde con una poesia che Edoardo le ha dedicato e che si intitola “A Chiara. In farmacia a Borgo Trento”, dove Borgo Trento è l’ospedale di Verona che ospita il Centro Regionale Fibrosi Cistica, a cui Edoardo fa riferimento.

A Chiara. In farmacia a Borgo Trento 

Ti vedo
i tuoi capelli sbarazzini 
sulle tue spalle piccoline
i tuoi abiti
sempre elegantissimi.
I tuoi gesti dolci, spontanei, 
da fanciulla entusiasta. 
Così forte – così fragile.
Nel tuo sguardo celeste
il nostro passato favoloso,
i nostri lutti, i nostri dolori,
la nostra vita che scorre 
sempre insieme.
L’amore per te
potente, al centro del petto.

Il terrore lacrimoso
di lasciarti sola. 

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